Smart working, nella PA si tende a superarlo. Le novità in arrivo

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Nella pubblica amministrazione presto avrà fine lo smart working. In questi giorni i tecnici del Governo stanno mettendo a punto un correttivo al decreto Green Pass che sancirà il ritorno, per ora parziale, alla presenza in ufficio. In effetti, il lavoro da remoto tornerà ad essere un’eccezione, a differenza di quanto stabilito dalle normative che si succedono dallo scorso febbraio per contrastare la pandemia.

Come spiega il sito de Il Giornale, il primo a spingere per il ritorn in presenza è il ministro della PA Renato Brunetta, che a suo tempo dichiarò al Sole 24 Ore: “Da settembre la PA deve tornare a lavorare in presenza, al massimo delle sue potenzialità, perché un Paese che cresce al 6% ha bisogno di una Pa a pieni giri”. Il Ministro ha ripetuto il concetto in varie occasioni e ha sottolineato che con un ritorno al lavoro in presenza, sia nel settore pubblico che in quello privato, la crescita del Paese potrebbe essere superiore al previsto.

Abbandono graduale dello smart working!

Intanto il governo ha impostato l’abbandono graduale dello smart working con il decreto proroghe di aprile, con il quale sono state cancellate le percentuali minime di smart working (50%, poi salite al 60%) da garantire ai dipendenti impegnati in attività che non richiedono l’obbligo della presenza. Tuttavia l’organizzazione della PA è rimasta pressoché identica e dominata dal lavoro da remoto, anche nei rami centrali dell’amministrazione. Le modifiche in arrivo, che dovranno passare dal confronto con i sindacati, ridurranno a dimensioni più fisiologiche il lavoro da casa, comunque adottabile fino al 31 dicembre, in attesa della regolamentazione contrattuale dei rinnovi in arrivo.

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