Salario minimo, nuova proposta di legge: il punto di Cesare Damiano

Pensioni e spesa previdenziale: l'analisi di Cesare Damiano

“Va nella giusta direzione la proposta di legge sul salario minimo appena presentata dai membri Pd della Commissione Lavoro del Senato.” ha affermato Cesare Damiano, dirigente del Partito Democratico. “La proposta  innova radicalmente le ipotesi fin qui avanzate sul salario minimo. Essa intende conferire valore di legge ai trattamenti minimi tabellari definiti dai contratti nazionali di ciascuna categoria, per ogni qualifica prevista dall’inquadramento professionale: contratti stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi”.

“Mentre un salario di legge, parallelo, si può definire, in via transitoria, solo per chi non ha ancora un contratto di lavoro, istituendo una apposita Commissione presso il Cnel che avrà il compito di stabilirne l’importo. Con questa scelta si riafferma il fatto che è la contrattazione lo strumento attraverso il quale vengono definiti i vari aspetti dei rapporti di lavoro. E tra questi, i cosiddetti minimi tabellari che stabiliscono – contratto per contratto – le retribuzioni al di sotto delle quali non si può comunque andare e che, nella proposta del Pd, avranno il valore della legge”, ha chiarito l’esponente dem.

Salario minimo per il Governo

“Ai 5 Stelle sembra sfuggire il fatto che oltre la paga base, le retribuzioni contrattuali contengono scatti di anzianità, progressione professionale, maggiorazioni per straordinari e turni, ferie, festività, permessi retribuiti, Tfr e previdenza complementare, oltre alle tutele in caso di malattia, maternità e infortunio: diritti e tutele che vanno ben al di là di un minimo tabellare”, ha affermato Damiano.

L’importanza della contrattazione 

“Un recente rapporto della Confederazione Europea dei sindacati – spiega – ha dimostrato che, nel periodo 2009-2019, i salari in Italia sono diminuiti del 2%”. “Alla Grecia è andata peggio, con un meno 23%, mentre Germania e Francia registrano, rispettivamente, un +11% e un +7%. Le differenti performance dipendono sicuramente da una molteplicità di fattori, a partire dalla crescita, ma dimostrano che un elemento chiave, per tutelare il potere d’acquisto delle retribuzioni, rimane la contrattazione”, ha sottolineato l’ex Ministro del lavoro.

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