Riforma pensioni e Legge di Bilancio 2019: le ultime novità

Pensioni 2018: le nuove criticità per l'Ape volontario

Venerdì scorso Cgil, Cisl e Uil sono state ascoltate in audizione nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato per l’esame della Legge di Bilancio 2019. In una nota unitaria che i sindacati hanno inviato ai presidenti delle Commissioni di entrambi le Camere, viene svolta un’analisi dei provvedimenti inseriti nella manovra economica e vengono indicate quelle che per le tre sigle sono delle priorità.

“Cgil, Cisl e Uil continuano ad affermare con forza la necessità che lo sviluppo del Paese sia supportato da politiche espansive e sostengono, in coerenza con le linee espresse dalla Confederazione Europea dei Sindacati, che sia necessario il superamento delle politiche di austerity che, in Italia come in Europa, hanno determinato profonde disuguaglianze, aumento della povertà, crescita della disoccupazione in particolare giovanile e femminile. La manovra del Governo, pur rappresentando una prima inversione di tendenza, mostra elementi di inadeguatezza ed è carente di una visione del Paese e di un disegno strategico che sia capace di ricomporre e rilanciare le politiche pubbliche finalizzate allo sviluppo sostenibile e al lavoro“, si legge nel documento.

Le priorità di Cgil, Cisl e Uil in materia previdenziale.

“Dopo i positivi interventi di modifica della legge Fornero introdotti in questi anni grazie all’iniziativa sindacale”, per Cgil, Cisl e Uil, “occorre continuare a cambiare il sistema previdenziale in coerenza con le proposte sindacali unitarie, al fine di eliminare gli aspetti iniqui del sistema. Sarebbe, dunque necessaria “una flessibilità in uscita a 62 anni, superando le attuali rigidità. In questa direzione “quota 100” è una strada utile sapendo che da sola non risponde appieno all’esigenze di molti lavoratori”. “Vanno tutelate, in modo strutturale dal punto di vista previdenziale, le categorie che rientrano nell’Ape sociale. Devono essere eliminati i vincoli che rendono molto difficile andare in pensione con il metodo contributivo poiché condizionano il diritto alla pensione al raggiungimento di determinati importi dell’assegno (1,5 e 2,8 volte l’assegno sociale).

Si conferma la richiesta dei 41 anni di contribuzione per andare in pensione a prescindere dall’età. Per i sindacati, inoltre è necessario procedere speditamente alla separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale, “così da poter giungere ad una corretta rappresentazione della spesa pensionistica italiana”. Per i giovani la piattaforma sindacale richiede la creazione di una pensione di garanzia, “collegata ed eventualmente graduata rispetto al numero di anni di lavoro e di contributi versati, che consideri e valorizzi previdenzialmente anche i periodi di discontinuità lavorativa, i periodi di formazione, i periodi di basse retribuzioni nell’ottica di assicurare nel futuro un assegno pensionistico dignitoso“. Inoltre “è necessario risolvere i problemi ancora aperti per i lavoratori cosiddetti “esodati” e prorogare la sperimentazione di “opzione donna”.

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