Riforma ordinamento penitenziario: via libera del Consiglio dei Ministri alla riforma dell’O.P

Carceri, tutte le ultime novità sulla protesta del 23 febbraio 2022

Riforma dell’ordinamento penitenziario, le novità. Prosegue incessante il suo iter il decreto legislativo per la riforma dell’ordinamento penitenziario. Rita Bernardini, del coordinamento di presidenza del Partito Radicale, prima approvazione dei decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario avvenuta in consiglio dei ministri pochi giorni fa, ha così dichiarato: “Grazie Ministro Andrea Orlando, grazie Governo Paolo Gentiloni per aver salvato la Riforma delll’Ordinamento Penitenziario in zona Cesarini. Grazie al Partito Radicale, ai 30.000 detenuti che hanno aderito al Satyagraha, a coloro che hanno digiunato partecipando alle diverse fasi della lotta nonviolenta dall’estate del 2016. Ora sarà importante leggere il contenuto della riforma augurandoci che corrisponda alle indicazioni del Parlamento e, da subito, fare in modo che sia effettivamente attuata. Insomma, la lotta ricomincia e augurandoci che non ci siano colpi di scena. Grazie anche a Lucio Bertè e Mauro Toffetti di Milano”. Dalla scorsa settimana Rita Bernardini aveva ripreso lo sciopero della fame insieme a Deborah Cianfanelli e decine di altri militanti del Partito Radicale proprio per chiedere l’approvazione di questi decreti.

Dal suo canto il ministro Orlando ha così replicato: “Ho sempre detto che senza impegno dei radicali, senza il messaggio alle Camere dell’allora Presidente Napolitano e senza le parole del Papa, e l’impegno del Presidente della Repubblica, queste riforme non sarebbero state approvate. Se si deve citare una forza politica devo ringraziare i radicali. A volte loro diffidavano delle reali opportunita’ di riuscita di questo lungo percorso e per questo mi sono sentito messo in mora da loro, ma senza questo stimolo non saremmo arrivati dove siamo arrivati. La battaglia pubblica e politica l’hanno fatta i radicali.” Lo ha detto a Radio Radicale il ministro della giustizia Andrea Orlando commentando l’approvazione dei decreti attuativi della riforma penitenziaria da parte del consiglio dei ministri.

Decreto legislativo per la riforma dell’ordinamento penitenziario: ecco cosa prevede!

Lo schema di decreto legislativo è suddiviso in 6 parti, corrispondenti ad altrettanti capi, dedicate alla riforma dell’assistenza sanitaria, alla semplificazione dei procedimenti, alla eliminazione di automatismi e preclusioni nel trattamento penitenziario, alle misure alternative, al volontariato e alla vita penitenziaria. Ridurre il ricorso al carcere in favore di soluzioni che, senza indebolire la sicurezza della collettività, riportano al centro del sistema la finalità rieducativa della pena indicata dall’art. 27 della Costituzione; razionalizzare le attività degli uffici preposti alla gestione del settore penitenziario, restituendo efficienza al sistema, riducendo i tempi procedimentali e risparmiando sui costi; diminuire il sovraffollamento, sia assegnando formalmente la priorità del sistema penitenziario italiano alle misure alternative al carcere, sia potenziando il trattamento del detenuto e il suo reinserimento sociale in modo da arginare il fenomeno della recidiva; valorizzare il ruolo della Polizia Penitenziaria, ampliando lo spettro delle sue competenze.

Sono questi i principi fondanti dello schema di decreto legislativo di riforma dell’ordinamento penitenziario elaborato dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando e approvato oggi, in esame preliminare, dal Consiglio dei Ministri. Il dlgs, recante “Riforma dell’ordinamento penitenziario. Il provvedimento, redatto avvalendosi dei lavori della commissione istituita dal Ministro Orlando nel luglio 2017 e presieduta dal prof. Glauco Giostra, si inserisce nel più ampio programma sotteso alla riforma della materia penale ed è volto principalmente a rendere più attuale l’ordinamento penitenziario previsto dalla riforma del 1975, per adeguarlo ai successivi orientamenti della giurisprudenza di Corte Costituzionale, Corte di Cassazione e Corti europee. Lo schema di decreto legislativo è suddiviso in 6 parti, corrispondenti ad altrettanti capi, dedicate alla riforma dell’assistenza sanitaria, alla semplificazione dei procedimenti, alla eliminazione di automatismi e preclusioni nel trattamento penitenziario, alle misure alternative, al volontariato e alla vita penitenziaria.

Pene alternative per contrastare il sovraffollamento.

Il provvedimento punta a “diminuire il sovraffollamento”, sia “assegnando formalmente la priorità del sistema penitenziario italiano alle misure alternative al carcere” (affidamento in prova al servizio sociale, detenzione domiciliare, semilibertà e liberazione anticipata), sia “potenziando il trattamento del detenuto e il suo reinserimento sociale”, in modo da “arginare il fenomeno della recidiva”. Lo schema di decreto legislativo attua la delega per la riforma contenuta nella legge 103 del 2017 ed è stato redatto anche sulla base dei lavori della commissione presieduta dal professor Glauco Giostra, istituita a luglio da Orlando. Il risultato è un’attualizzazione dell’ordinamento (introdotto nel 1975) per adeguarlo ai successivi orientamenti giurisprudenziali di Corte Costituzionale, Corte di Cassazione e Corti europee. Più efficienza, meno costi. Lo schema di decreto legislativo è suddiviso in 6 parti: assistenza sanitaria; semplificazione dei procedimenti; eliminazione di automatismi e preclusioni nel trattamento penitenziario; misure alternative; volontariato e vita penitenziaria. Le misure mirano a razionalizzare le attività degli uffici, per aumentarne l’efficienza, ridurre i tempi e risparmiare sui costi. Altro obiettivo è quello di valorizzare il ruolo della Polizia penitenziaria, ampliando lo spettro delle sue competenze. Carenza di educatori.

Secondo l’associazione Antigone, in alcune carceri si sarebbe tornati a scendere sotto lo spazio minimo previsto (3 mq per detenuto). Le situazioni più preoccupanti, in base ai dati del Dap, sono in Lombardia (8.524 detenuti in 18 istituti, a fronte di una capienza di 6246), Campania (7.321, a fronte di 6.135 posti tabellari); Lazio (6.332, a fronte di 5.258 letti). Anche il Garante dei detenuti in Piemonte ha inviato al capo del Dap Santi Consolo un dossier sulla grave situazione dei 13 penitenziari regionali, in cui si segnalano fra l’altro la “mancata manutenzione degli edifici e degli impianti, con infiltrazioni d’acqua, riscaldamento insufficiente o sistemi idraulici mal funzionanti”. E sempre Antigone, in due terzi delle strutture visitate nel 2017, ha scoperto la presenza di celle senza doccia (un Dpr del 2000 le prevede) e la mancanza di educatori: a Busto Arsizio, se ne conta uno ogni 196 reclusi, a Bologna uno ogni 139. Una carenza che, senza nuovi bandi, riduce le chance di una vera rieducazione, capace di favorire il reinserimento di chi uscirà al termine della pena.

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