Riforma delle pensioni e nuovi tagli: il punto di Cesare Damiano

Pensioni e spesa previdenziale: l'analisi di Cesare Damiano

Pensioni ed aumento dell’età pensionabile: l’analisi di Cesare Damiano. Un nuovo allarme sulle pensioni italiane è venuto dalla Commissione Europea, che ritiene necessario mantenere il legame tra l’aspettativa di vita e l’età pensionabile. Da un’altra parte, i partiti vincitori delle elezioni spingono per modifiche sostanziali del sistema previdenziale: il  superamento della legge Fornero per il Movimento cinque stelle e la vera e propria abolizione della legge in questione per la Lega. L’ex ministro del lavoro, Cesare Damiano, ritiene che a queste due visioni estreme dello stesso argomento sia necessario rispondere con soluzioni concrete, che siano soprattutto realizzabili.

La prima cosa che viene sottolineata da Damiano è che i pensionati non devono essere utilizzati per “fare cassa”. Un’altra cosa che viene precisata è che il dato su cui l’Europa basa le sue previsioni, ossia un’incidenza della spesa pensionistica sul PIL del 16%, è falso. La cifra reale alla quale bisogna fare riferimento, per l’esponente dem è il 12%, che scaturisce sottraendo la spesa assistenziale e la tassazione imposta ai pensionati.

Riforma delle pensioni e gli allarmi dell’Europa.

Damiano ritiene impensabile continuare a chiedere sacrifici sulle pensioni, allo scopo di ottenere nuove risorse da utilizzare. L’esponente dem respinge con forza, da qualunque fonte provengano, le ipotesi di tagli sulla quattordicesima mensilità ed alle pensioni di reversibilità, nonchè la proposta di ricalcolo delle pensioni attive erogate con il metodo retributivo.

Nella sua analisi, Damiano ha precisato che prima della legge Fornero sulle pensioni, il sistema previdenziale era stato già modificato dalle riforme Maroni del 2004, Damiano del 2007 e Sacconi del 2011. Grazie a tali interventi ed alla riforma Fornero, come indicato dalla Relazione tecnica del Governo al DEF del 2015, cumulativamente la minore incidenza della spesa in rapporto al PIL ammonta a circa 60 punti (900 miliardi di euro) dal 2004 fino al 2050. Le risorse in questione, ha segnalato Damiano, corrispondono al 40% del totale del debito pubblico italiano.

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