Riforma delle pensioni e modifiche alla Legge Fornero: il punto di Damiano

La riforma delle pensioni secondo Cesare Damiano

Riforma delle pensioni: abolizione della Legge Fornero. Il Presidente della Commissione lavoro alla Camera, Cesare Damiano, candidato per il Pd in Umbria, ha toccato il tema delle pensioni e delle modifiche alla Legge Fornero in un post. Damiano ha sottolineato che la Legge Fornero ha subito diverse modifiche rispetto all’impianto originario del 2011. Le otto salvaguardie per gli esodati, l’introduzione dell’Ape sociale e l’abolizione delle penalizzazioni per le pensioni prima dei 62 anni d’età, per Damiano, hanno attenuato le rigidità della legge Fornero, non rimediando del tutto alle criticità da essa derivate.

L’esponente dem ha sottolineato, quindi che parlare di abolizione della legge Fornero è pura demagogia, soprattutto perché i sostenitori di tale tesi non spiegano come reperirebbero le risorse necessarie per la copertura dei costi che ne scaturirebbero. Le riforme già introdotte, per l’esponente Damiano, dunque, sono il punto di partenza da quale procedere per raggiungere nuovi obiettivi.

La riforma delle pensioni 2018 secondo Cesare Damiano.

La riforma delle pensioni 2018, secondo Cesare Damiano, deve essere finalizzata a rendere  l’Ape sociale strutturale, predisporre la nona e conclusiva salvaguardia degli esodati, proseguire la sperimentazione della misura di Opzione Donna e stabilizzare Quota 41, ossia consentire il pensionamento al raggiungimento di 41 anni di contributi versati, senza vincoli anagrafici dovuti all’età pensionabile. Le coperture finanziare per realizzare questi interventi, ha segnalato Damiano, sarebbero già parzialmente presenti, utilizzando i risparmi derivati dall’ottava salvaguardia e da Opzione Donna, che ammonterebbero a circa 2 miliardi di euro.

A tali risparmi andrebbero, poi, aggiunti nuovi finanziamenti, allo scopo di introdurre misure per rendere il sistema pensionistico più aderente ai bisogni della collettività. Damiano ritiene che tali nuove risorse dovrebbero consentire di andare in pensione ai lavoratori più disagiati, quali quelli che svolgono mansioni gravose, che dovrebbero poter essere collocati a riposo a partire dai 63 anni d’età. 

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