La Corte dei conti ha bocciato Quota 100 e ha evidenziato la necessità di superare questo sistema che terminerà alla fine di quest’anno. Per i prossimi anni, la soluzione prefigurata dalla Corte sarebbe quella di “costruire un sistema di uscita anticipata che converga su un’età uniforme per lavoratori in regime retributivo e in regime contributivo puro”.
Come spiega il sito tg24.sky.it, allo stato attuale ai lavoratori in regime pienamente contributivo, ossia coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, la legge già consente di andare in pensione a 64 anni con venti anni di anzianità contributiva e un assegno di importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Per evitare problemi di equità di trattamento tra lavoratori che sono entrati nel mondo del lavoro a poca distanza gli uni dagli altri, i magistrati invitano a trovare un’età comune per tutti, ma senza averla stabilita.
Una possibile doppia quota!
In ogni caso nel report si parla di pensionamento anticipato a 64 anni con almeno venti anni di versamenti, anche per chi rientra nel sistema misto, contributivo e retributivo. A differenza della Corte dei conti, il presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha parlato piuttosto di una possibile doppia quota: andare in pensione anticipata a 62/63 anni con almeno venti di contributi per la sola parte contributiva maturata, mentre la quota retributiva sarà disponibile una volta raggiunti i 67 anni. Frattanto il report della Corte dei conti cita anche il numero di pensioni liquidate con Quota 100 al 31 gennaio 2021. Complessivamente sono state 278.000, meno di quanto previsto.