Pensioni 2018: tutte le ultime novità su Opzione donna

Prescrizione contributi pensioni: comunicazioni anche dopo il 1° gennaio 2019

Pensioni anticipate: Opzione donna. Opzione donna è una misura di carattere sperimentale che consente di andare in pensione anticipatamente alle lavoratrici del pubblico impiego al compimento dei 57 anni di età ed alle lavoratrici autonome al raggiungimento di 58 anni, se in possesso di 35 anni di contributi versati. Il costo dell’anticipo è il ricalcolo dell’assegno pensionistico con il metodo contributivo, che ne riduce notevolmente l’importo.

Non avendo avuto proroghe per il 2018, potranno accedere ad Opzione donna le lavoratrici che hanno compiuto 57 anni e 3 mesi se dipendenti e di 58 anni e 3 mesi se autonome ed hanno maturato un’anzianità assicurativa e contributiva di almeno 35 anni (34 anni, 11 mesi e 16 giorni per le gestioni esclusive dell’Assicurazione Generale Obbligatoria) entro il 31 dicembre 2015. 

Pensioni anticipate: il destino di Opzione donna

Allo stato attuale non ci sono novità sulla misura di Opzione donna. Sono nati in rete gruppi a sostegno della proroga di Opzione donna al 2018 e per la sua stabilizzazione. Il Movimento Opzione donna, in particolare, ha puntualizzato che le varie forme di flessibilità di cui si parla a proposito della riforma delle pensioni non sono sostitutive di Opzione donna. In riferimento al pensionamento con il sistema di quota 41, ad esempio, si ritiene che 41 anni di contributi non siano un traguardo raggiungibile dalla maggior parte delle lavoratrici. L’ex ministro del lavoro Cesare Damiano ha inserito la prosecuzione della sperimentazione di Opzione donna tra i punti d’intervento della riforma delle pensioni 2018 assieme alla nona salvaguardia degli esodati, la stabilizzazione dell’Ape sociale e la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi.

La volontà politica delle forze che hanno vinto le elezioni non è quella di archiviare Opzione donna. Il destino della misura dipende dalla composizione del nuovo governo e dalle decisioni che verranno prese in merito alla legge Fornero. Se si non si troverà l’accordo, il rischio è che si vada a nuove elezioni, con un ulteriore slittamento di riforme in materia previdenziale.

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