Passa anche alla Camera il Decreto Aiuti bis, rimane il tetto agli stipendi pubblici

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Due giorni dopo l’approvazione del Senato, anche alla Camera il Decreto Aiuti bis è stato approvato con 322 voti a favore, 13 contrari e 45 astenuti. Esso tornerà in Senato per una terza lettura: in commissione a Montecitorio, infatti, è stata eliminata la norma introdotta a Palazzo Madama che cancellava il tetto per gli stipendi dei vertici della Pubblica Amministrazione. Come riporta il sito del Corriere della Sera, FdI si è astenuto, Alternativa ha votato contro.

Le modifiche!

Varie sono statele modifiche apportate al testo originale: a partire dalla norma che limita la responsabilità ai casi di dolo o colpa grave per la cessione dei crediti “asseverati” di Superbonus e bonus edilizi (per i crediti antecedenti alle misure anti-frode si potrà ricorrere ad una asseverazione “ora per allora”). Altro nodo sciolto a Palazzo Madama è quello sulla scuola: la norma è stata riscritta per mantenere gli impegni del Pnrr ma togliendo la menzione al “docente esperto”. «Un lavoro fruttuoso nonostante la particolarità del momento nelle istituzioni, nella società e nell’economia nazionale ed internazionale», aveva detto all’avvio dei lavori dell’Aula di Palazzo Madama uno dei due relatori del provvedimento, il presidente della commissione Finanze Luciano D’Alfonso (Pd). «Siamo riusciti a comporre un lavoro del quale siamo soddisfatti».

Il tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici!

Per gli stipendi dei dirigenti pubblici c’è un tetto di 240’000 euro. Un emendamento al decreto Aiuti bis per la soppressione dell’articolo 41 bis sul “Trattamento economico delle cariche di vertice delle Forze armate, delle Forze di polizia e delle pubbliche amministrazioni”, aveva autorizzato la deroga al tetto. La decisione era stata accolta con «disappunto» da Palazzo Chigi, che aveva preso le distanze definendola una «dinamica squisitamente parlamentare», frutto di una intesa tra i partiti. La preoccupazione verso questo emendamento è che una norma del genere potrebbe fare da apripista ad altre categorie.

Dietrofront!

Alla fine – dopo il dietrofront unanime di politica e sindacati della PA – la commissione Bilancio, riunita nel tardo pomeriggio del 15 settembre, ha votato l’emendamento soppressivo presentato oltre che dal governo anche da tutti i gruppi parlamentari, rendendo così necessaria una terza lettura a palazzo Madama dove il decreto, dopo l’ok di Montecitorio, tornerà in Aula martedì 20 settembre.

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