Il vaccino Pfizer tre volte più efficace se somministrato in ritardo

Vaccini anti-Covid e cure: cosa è autorizzato e cosa no. Il punto della situazione

Un ritardo nella seconda dose del vaccino di Pfizer contro il Covid-19 porterebbe ad acquisire un’immunità tre volte superiore rispetto ai dati attualmente in nostro possesso. Lo rivela uno studio in corso di pubblicazione su un’autorevole rivista scientifica, riportato da ‘Ansa’ e dal sito notizie.virgilio.it.

In effetti, stando a quanto emerge dai nuovi dati scientifici, rispetto all’intervallo di ventun giorni tra le iniezioni fissato inizialmente dai test clinici, il vaccino della multinazionale americana consentirebbe a circa tre mesi dalla prima somministrazione di avere una risposta immunologica tripla, soprattutto nei soggetti più anziani.

Su un eventuale rinvio della seconda dose del vaccino di Pfizer, così come l’altro a mRna di Moderna, si era già espresso il Comitato tecnico scientifico raccomandando una distanza di quarantadue giorni tra la prima somministrazione e il richiamo. Tale indicazione aveva avuto anche il beneplacito dell’Ema. Lo stesso Ente europeo ha comunicato un’altra novità importante sempre in merito al vaccino Pfizer: il prolungamento della scadenza del preparato anti-Covid americano.

Scadenza più lunga!

L’Ema ha infatti esteso il periodo di conservazione approvato della fiala scongelata e non aperta del vaccino Pfizer/BioNtech a 2-8 °C, e dunque dentro un normale frigorifero, da cinque giorni a un mese (trentun giorni). L’Agenzia europea del farmaco ha comunicato con una nota l’estensione del periodo di conservazione delle dosi, approvata alla luce della valutazione di ulteriori dati sugli studi di stabilità presentati dalla Pfizer. Gli aggiornamenti saranno inseriti nelle informazioni del vaccino e nell’etichetta.

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