Carceri e Coronavirus: la denuncia del Garante dei detenuti Mauro Palma

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In questi giorni concitati e difficili, in cui tutta l’attenzione mediatica è stata concentrata sulla diffusione del Coronavirus e sull’aggiornamento dei dati relativi ai contagi, arriva forte la denuncia del Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, che lamenta il fatto che la situazione delle carceri sia stata completamente dimenticata in questa fase di emergenza da Coronavirus. Secondo quanto riportato dal sito Estremeconseguente.it il Garante si sarebbe così espresso: “Solo oggi il Governo prende in considerazione tra le categorie a rischio anche la popolazione carceraria, oltre a tutti coloro che in qualche modo ci lavorano. Parliamo quindi di decine di migliaia di persone. Un popolo che in questi primi dieci giorni di emergenza è stato lasciato completamente da solo. Ogni autorità locale ha agito in maniera indipendente, ogni tribunale di sorveglianza ha seguito una sua linea”.

Carceri e Coronavirus: arriva la denuncia del Garante Mauro Palma nei giorni di diffusione del virus

Sottolinea Palma: “Non c’è nessun provvedimento nazionale in atto e questo è un problema. Stiamo aspettando in queste ore, finalmente, una prima linea comune. C’è più rigore per i colloqui con i parenti, ovviamente, ma è sempre consentito consegnare dei pacchi al detenuto…Al momento quello che notiamo è una maggior “chiusura” di tutte le attività. Questo significa anche che i detenuti in semilibertà sono costretti a stare 24 ore al giorno in carcere, e questa in pratica è anche una violazione della Costituzione”.

Non giungono dalle carceri notizie di contagi ma nemmeno di verifiche, non si ha notizia di iniziative specifiche nei Cpr.  In questo momento difficile il mondo esterno ripiega il carcere ancora più su se stesso. Evidenzia Palma: “Qui abbiamo una popolazione nettamente inferiore, circa 560 persone, dove forse l’unico vantaggio, per loro, è il fatto che generalmente vivono in isolamento e non hanno praticamente spazi comuni, non hanno visite di parenti, non hanno mense in comune se non in qualche caso. Paradossalmente la loro condizione di detenzione, rispetto al rischio virus, li mette più al sicuro“.

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