Riforma pensioni, si riaffaccia Quota 41. Le ultime novità

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Dopo dieci anni dalla grande riforma Monti-Fornero, il tema dell’uscita dal lavoro è di nuovo all’ordine del giorno e i partiti sono pronti a discuterne, a partire da Quota 41, che – secondo quanto riporta il sito de Il Corriere della Sera – la Lega vorrebbe fosse la risposta alla fine di Quota 102, quella specie di proroga di Quota 100 (strumento in vigore dal 29 gennaio 2019, e andato anche lui in pensione a fine 2021) che permetteva la possibilità di lasciare il lavoro a 62 anni di età con un minimo di 38 anni di contributi.

Ricordiamo che con Quota 102, attualmente in vigore, rimane il divieto di cumulo con attività di lavoro (aeccezione dei redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro annui lordi) e la possibilità di utilizzare la contribuzione mista per raggiungere il requisito contributivo di 38 anni, tranne la contribuzione presente nelle Casse professionali.

Prima dell’emergenza Covid, i vari partiti politici avevano iniziato a discutere di alternative a «Quota 100», in vista della scadenza del 2021, tra cui spiccava appunto Quota 41. Nel frattempo, si è tamponato introducendo la temporanea Quota 102. Ma adesso l’opzione torna sotto i riflettori. Come ha scritto a suo tempo Leonardo Comegna sul Corriere, Quota 41 è attualmente destinata a una fascia precisa di lavoratori, i cosiddetti “precoci”.

Requisiti per Quota 41!

I requisiti richiesti per accedervi sono i seguenti:  almeno dodici mesi di contributi versati, derivanti da effettivo lavoro (non valgono volontari e riscatti), anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni di età; almeno 41 anni di contributi; appartenenza ad una delle cinque categorie tutelate, cioè disoccupati, invalidi, caregiver, assistenza a familiari disabili, lavori usuranti, lavori gravosi. Si può, quindi, accedere a questo tipo di pensione anticipata indipendentemente dall’età, possedendo i tre requisiti suesposti.

La richiesta dei sindacati e della Lega, di fatto, è una Quota 41 per tutti. Il problema di Quota 41 è quello della  copertura. Nel 2021 l’Inps aveva infatti stimato i costi dell’estensione a tutti di Quota 41 superiori ai 4 miliardi nel primo anno, per poi superare i 9 miliardi 10 anni dopo! Nell’ottobre scorso, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha proposto una riforma che preveda un anticipo intorno ai 63 anni per i lavoratori appartenenti al sistema misto, che avrebbero così la possibilità di accedere a una prestazione di importo pari alla quota contributiva maturata alla data della richiesta per poi avere la pensione completa al raggiungimento dell’età di vecchiaia.

La proposta di Tridico!

L’ipotesi sarebbe per Tridico «sostenibile» dal punto di vista finanziario con un aggravio di circa 2,5 miliardi per i primi tre anni e risparmi a partire dal 2028. I requisiti sarebbero: almeno 63 o 64 anni di età (da adeguare alla speranza di vita, ora cristallizzata); possesso di almeno venti anni di contribuzione; aver maturato, alla data di accesso alla prestazione, una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. La prestazione completa spetterebbe, appunto, fino al raggiungimento del diritto per la pensione di vecchiaia.

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