Riforma pensioni 2018: la Quota 41 può essere già richiesta

Pensioni, i paradossi di Quota 100, si scatena l'indignazione dei precoci

Si continua a parlare di riforma delle pensioni, dato che sul tema sono diverse le ipotesi di intervento da parte del Governo che si susseguono. Tra di esse anche la Quota 41, che, ricorda L’Avanti, può al momento essere già richiesta da alcune categorie di lavoratori.

Si tratta dei lavoratori precoci, ossia di coloro che prima di compiere il 19esimo anno di età hanno maturato almeno 12 mesi di contributi. Per poter accedere a questo strumento non è necessario che i 12 mesi siano continuativi.

Il punto attuale sulle pensioni!

Il quotidiano socialista ricorda però che questa Quota 41 subirà una modifica dal primo gennaio 2019, complice l’adeguamento con le aspettative di vita che riguarderà da vicino anche la pensione di vecchiaia e quella anticipata; nel dettaglio, i lavoratori precoci dovranno maturare 41 anni e 5 mesi di contributi se vorranno smettere di lavorare in anticipo rispetto agli altri lavoratori.

Il problema che il Governo gialloverde si appresta a dovere risolvere in breve riguarda ben due punti del complicato piano pensioni. Tanto la “rivisitazione” della Fornero quanto il taglio alle pensioni d’oro rivestono parecchie problematicità di difficile soluzione.

Per la rimodulazione della legge Fornero c’è anche una specifica: si andrebbe in quiescenza, a partire dai 64 anni età, se tra anni lavorati ed età anagrafica si giunge a quota cento. Ci si accorge ben presto che i costi all’erario sarebbero tra i 14 ed i 20 miliardi di euro l’anno (stime eccessive perché il mercato del lavoro sta cambiando rapidamente e numerosi anziani desiderano restare in impiego), spiega Pennisi che invoca una “pausa di riflessione” sino alla prossima Legge di Bilancio.

Sul fronte assegni d’oro invece il nodo per Di Maio si fa ancora più stringente: prima di cadere in un’altra gaffe simile a quella della relazione tecnica sul Decreto Dignità, qualcuno del suo staff gli ha fatto notare che i percettori di pensioni complessive (ossia cumulando al proprio trattamento INPS quello di reversibilità, di invalidità, di danni a causa di terrorismo) si arriva a 30.000 persone, di cui meno di 10.000 titolari di pensioni ‘proprie’ di 5.000 euro.

Una manciata del tutto insufficiente per l’agognata operazione di redistribuzione. Le diversità tra Lega e M5s su questo tema sono ancora lì da vedersi.

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