Manovra, tagli a imprese, scuola e protezione civile: in tre anni 9 miliardi in meno

Manovra, le possibili misure al vaglio del governo

La manovra dopo essere stata approvata in Senato, è approdata a Palazzo Montecitorio per un via libera definitivo che dovrebbe arrivare domani sabato 29 dicembre 2019 se si vuole evitare l’esercizio provvisorio. Il testo prevede misure per famiglie, imprese, professionisti, giovani, pensionati, ma anche per proprietari di auto e risparmiatori. Per quanto riguarda, invece, reddito di cittadinanza e quota 100, sono attesi per gennaio due decreti. Vediamo, in sintesi, alcune delle principali misure della manovra 2019.

Manovra, tagli a imprese, scuola e protezione civile

La spesa per sostenere le imprese, si riduce ancora nonostante le flat tax sulle partite iva e gli sgravi Ires per le imprese che reinvestono gli utili. Gli stanziamenti scendono da 24,7 miliardi nel 2019 a 20,6 nel 2020 e a 19,6 miliardi nel 2021. Sono 5,1 miliardi che vengono meno in gran parte proprio grazie alla riduzione degli incentivi fiscali (da 18,3 a 16 miliardi).

Si definanzia poi per 75 milioni nel 2019 e 25 milioni nel 2020 il «Fondo per favorire lo sviluppo per capitale immateriale, la produttività e la competitività». Si tratta di un Fondo istituito dalla legge di bilancio 2018 per finanziare progetti di ricerca e iniziative di trasferimento tecnologico soprattutto nelle aree di Industria 4.0. Si restringe la platea della mini-Ires, ossia dello sconto di 9 punti percentuali dell’aliquota dell’imposta sul reddito delle società che reinvestono gli utili in beni strumentali e nuove assunzioni. La manovra prevede invece la deducibilità ai fini Ires e Irpef dell’Imu relativa agli immobili strumentali nella misura del 40% dall’anno di imposta 2019.

Per quanto riguarda la scuola, la riduzione è di 4 miliardi nel triennio, cioè di circa il 10%. Passando da 48,3 a 44,4 miliardi nel giro di tre anni, con una riduzione delle risorse sia per l’istruzione primaria (da 29,4 a 27,1 miliardi di euro) che per quella secondaria (da 15,3 a 14,1 miliardi). A determinare la flessione contribuisce in modo decisivo la riduzione dei fondi per gli insegnanti di sostegno, un miliardo nel ciclo primario, 300 milioni in quello secondario. Si spenderà, invece, qualcosa in più per l’Istruzione universitaria passando da 8,3 a 8,5 miliardi tra il 2019 e il 2021.

A pagare le scelte politiche saranno coloro che compiono le “missioni” pubbliche. Ad esempio, si riducono la spesa per l’immigrazione (da 3,3 a 2,9 miliardi), quella per la tutela dei beni culturali e del paesaggio (da 2,6 a 1,8 miliardi), e quella per il soccorso civile, che passa da 7,6 a 4,3 miliardi. Scendono anche le risorse per la protezione civile di primo intervento, da 744 a 391 milioni di euro.

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