La struttura della Dichiarazione universale dei diritti umani che oggi compie 70 anni

La struttura della Dichiarazione universale dei diritti umani che oggi compie 70 anni

La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è costituita da un preambolo e da trenta articoli che fissano valori cardine come l’uguaglianza, la libertà e la dignità di tutti gli uomini. L’articolo 1 e l’articolo 2 del documento ribadiscono i concetti fondamentali di dignità, eguaglianza, libertà e fratellanza, che costituiscono la chiave di volta dell’intero documento. Gli articoli successivi, invece, enunciano i diritti inalienabili di ciascuno individuo, come il diritto alla vita, la proibizione della schiavitù e della tortura, il diritto all’uguaglianza davanti alla legge e alla presunzione di innocenza, il diritto alla libertà di movimento, di pensiero, di espressione, di coscienza e religione.

Essa si basa sul concetto di interdipendenza dei diritti umani e dunque affianca ai diritti civili e politici quelli economici, sociali e culturali, riconoscendo il diritto alla proprietà privata, alla sicurezza sociale, all’istruzione, al lavoro ed alla libera scelta dell’impiego, ad una remunerazione equa e ad un tenore di vita dignitoso.

La Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948 compie 70 anni

La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948, compie settant’anni. Essa venne votata dall’assemblea formata da 58 paesi. Si dichiararono a favore 48 di essi e firmarono il documento: Afghanistan, Argentina, Australia, Belgio, Birmania, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, Ecuador, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, Islanda, India, Iran, Iraq, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Siam, Svezia, Siria, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Turchia, Uruguay e Venezuela. Invece, 8 paesi si astennero: Arabia Saudita, Bielorussia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Russia, Sudafrica e Ucraina e ,infine, 2 paesi non parteciparono al momento del voto: Yemen e Honduras. Nessun paese votò contro.

Dopo 70 anni, la Dichiarazione universale rappresenta ancora oggi uno degli strumenti principali per la protezione internazionale dei diritti umani. «La Dichiarazione resta, tuttavia, un documento di importanza straordinaria poiché pone, in modo netto, limiti al potere dei governanti sui governati. Prima, nella giurisdizione internazionale, i diritti umani non esistevano – ha spiegato Antonio Marchesi, presidente della sezione italiana di Amnesty International ad Avvenire –. Il documento, tuttavia, resta una meta da raggiungere».

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