Brexit, le ultime notizie ad oggi 17 agosto 2018

Brexit, le ultime notizie ad oggi 17 agosto 2018

Sono trascorsi due anni dal referendum svoltosi nel Regno Unito sulla Brexit. Gli ultimi negoziati tra Regno Unito e Unione Europea per definire le condizioni di uscita sono a buon punto, ma restano ancora in sospeso diverse questioni, tra cui quelle sulle future relazioni commerciali.

Brexit: conseguenze di un mancato accordo tra Uk e Ue.

L’uscita ufficiale del Regno Unito è fissata per il 29 marzo 2019. Londra sta tentando di trovare un compromesso accettabile per tutti. Il tutto verrà deciso a ottobre 2018, se si riuscirà a trovare una via d’uscita entro quella data allora ci sarà anche il tempo di ratificarla e implementarla. Se così non fosse, il Regno Unito potrà formalmente iniziare i suoi preparativi per un’uscita senza accordo.

In Inghilterra molti sono convinti che un’uscita soft sia controproducente. In quanto pensano che Londra dovrebbe abbandonare l’UE senza accordo e poi seguire le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio per definire nuovi accordi commerciali con gli Stati con cui vorrà continuare a commerciare.

Come riportato sul il Time, il legame tra l’economia britannica e quella europea è molto forte. Infatti, il 44% delle esportazioni inglesi arriva in Europa, all’interno della quale non esistono ne’ dazi ne’ tariffe ne’ controlli particolari. Con un’uscita senza accordi tutto questo cambierà.

Theresa May è dal marzo 2017 che sta cercando di gestire questa difficile transizione economica, ma l’ostruzionismo inglese e la determinazione europea costringono a dare la priorità agli studi sull’impatto economico della reintroduzione di dazi e tariffe.

In attesa di raggiungere un accordo, il costo della vita per gli inglesi sarà più caro in quanto il 30% dell’importazioni alimentari arriva dell’Unione Europea. Inoltre, potrebbe essere più difficile vendere in Europa, in quanto sarà necessario dimostrare di aver rispettato gli standard di produzione europei. Una pratica che dal 29 marzo le singole aziende dovranno certificare in maniera autonoma se vorranno continuare a vendere in Europa. Con conseguente aumento dei costi di produzione.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Diritto.news

Informazioni sull'autore