Assegno di divorzio, la Cassazione stabilisce nuovi criteri per stabilirne il quantum

Assegno di divorzio, la Cassazione stabilisce nuovi criteri per stabilirne il quantum

La Corte di Cassazione, con una sentenza depositata nei giorni scorsi, stabilisce nuovi criteri per quantificare l’entità dell’assegno di divorzio. Un parametro che risulta essere nuovamente rilevante è il tenore di vita di cui godeva il coniuge debole in costanza di matrimonio. Si deve infatti considerare il contributo che ognuno dei coniugi forniva alla conduzione della vita familiare.

La Corte di Cassazione spiega che l’assegno di divorzio ha una funzione assistenziale ed anche comparativa, e si riferisce ai principi sanciti dalla Costituzione di solidarietà e di pari dignità. Questi principi sono basilari nella conduzione della vita matrimoniale, e permangono anche quando il vincolo si scioglie. L’assegno di divorzio deve considerare il contributo che il coniuge richiedente l’assegno ha dato alla formazione del patrimonio comune e personale, e questo contributo va considerato in relazione alla durata del matrimonio (in caso di unioni matrimoniali molto brevi, infatti, l’apporto patrimoniale sarà ininfluente), alle potenzialità reddituali future ed all’età dell’avente diritto.

Assegno di divorzio, viene ribaltata la sentenza Grilli.

I nuovi parametri sono stati adottati in seguito alla discussione sulla sentenza Grilli, in cui il parametro del tenore di vita era stato escluso per la definizione del riconoscimento dell’assegno di divorzio a favore del parametro dell’autoresponsabilità. Secondo questo parametro non si tiene conto della vita passata: gli ex coniugi sono considerati a tutti gli effetti single.

Questa misura, però, andava a colpire tutte quelle donne che, per dedicarsi alla famiglia, hanno deciso di lasciare il lavoro e non hanno contribuito al bilancio famigliare con parametri reddituali. Per questo motivo, è stato stabilito dalla Corte di Cassazione che l’assegno di divorzio deve avere una funzione assistenziale e comparativa. Si deve dunque considerare il contributo che è stato dato alla vita famigliare, ma questo non deve essere soltanto reddituale. Soddisfatto l’avvocato Gian Ettore Gassani, che parla di “ripristino della giustizia sociale”.

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