Vitalizi e Pensioni dei parlamentari: le ultime news sul testo di riforma che passa al Senato!

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Vitalizi e Pensioni dei parlamentari: le ultime news ad oggi. In discussione alla camera c’è stata in questi giorni la proposta sull’abolizione dei vitalizi anche per gli ex parlamentari, e l’introduzione del calcolo delle pensioni attraverso il criterio pienamente contributivo, applicazione della riforma Fornero a decorrere dalla prossima legislatura, taglio del 50% delle somme previste nei bilanci delle Regioni (per tale voce) qualora non si conformeranno ai nuovi dettami. Queste le innovazioni normative votate nel tardo pomeriggio di ieri, 26 luglio, alla Camera, e contenute nel disegno di legge Richetti per l’abolizione dei vitalizi. Non più vitalizi per i parlamentari ma pensioni calcolate con il metodo contributivo. Questo il filo conduttore della proposta di legge approvata dalla Camera che ora passa all’esame del Senato e che disciplina con legge ciò che finora è regolato autonomamente dalle Camere. Il nuovo modello, già in vigore, basato interamente sul sistema contributivo e non più su quello retributivo, prevede inoltre, ed è questa l’altra novità, il ricalcolo degli assegni già percepiti, i cosiddetti vitalizi per l’appunto.

Pensioni dei parlamentari, le ultime novità.

I contributi previdenziali saranno trattenuti d’ufficio sull’indennità parlamentare. Qualora i parlamentari optino per il trattamento economico in godimento presso l’amministrazione di appartenenza, in luogo dell’indennità parlamentare, potranno chiedere di essere ammessi al versamento di contributi, allo scopo di ottenere la valutazione del mandato parlamentare ai fini previdenziali. In tal caso, le trattenute si effettuano sulle competenze accessorie.Verranno rideterminati, da parte delle Camere, tutti gli assegni vitalizi e le pensioni attualmente erogate in modo da adeguarle alle nuove norme introdotte dal provvedimento. L’importo risultante dalla rideterminazione non può essere superiore a quello del trattamento già percepito al momento dell’entrata in vigore della nuova legge.

Per quanto riguarda la decorrenza del trattamento, è richiesto il raggiungimento di un’età pari a quella prevista per l’accesso alla pensione di vecchiaia dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti stabilita dalla legge Fornero. Per i parlamentari che esercitano o hanno esercitato il mandato alla data di entrata in vigore della nuova legge, si applicano i requisiti anagrafici vigenti, in base alle determinazioni delle Camere, a quella data.

Pensioni dei parlamentari: il sistema attualmente in vigore.

Attualmente il parlamentare per ottenere l’assegno pensionistico deve aver svolto il mandato parlamentare per almeno 5 anni e aver compiuto 65 anni di età. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo inderogabile di 60 anni. Il nuovo sistema previdenziale è esteso entro 6 mesi anche alle Regioni (quelle a statuto speciale e le Province autonome si adeguano conformemente ai loro statuti). La disciplina coinvolge anche gli ex parlamentari già percettori di vitalizio, ai quali si applicherà il nuovo sistema di calcolo interamente contributivo: “Le disposizioni della presente legge si applicano agli eletti in carica alla data di entrata in vigore della medesima legge, a quelli eletti successivamente a tale data, nonché a quelli cessati dal mandato precedentemente”. Il diritto alla pensione si acquisisce per aver esercitato il mandato almeno un quinquennio.

Il testo di riforma della legge sulle pensioni dei parlamentari.

Il calcolo delle pensioni soggiacerà ai principi della cd. Fornero, con decorrenza dalla prossima legislatura. In altre parole, se il disegno di legge in questione entrerà in vigore nella versione approvata ieri, i parlamentari in carica nella XVIII legislatura incasseranno la pensione (al pari degli altri lavoratori pubblici) a 66 anni e 7 mesi. I deputati di questa e delle passate legislature continuano a beneficiare delle norme previdenti (riforma del 2012): 65 anni per una sola legislatura, 60 anni per due o più. Il ricalcolo dei vitalizi, si ribadisce, interamente su base contributiva, non potrà essere applicato alle pensioni già in essere e future dei lavoratori dipendenti ed autonomi, tenendo in tal modo in considerazione della differente natura tra vitalizi e pensioni e, inoltre, precisando che detta regola varrà unicamente per i parlamentari e non per le diverse categorie di lavoratori.

Nel transito tra vecchio e nuovo regime previdenziale, le pensioni di onorevoli, senatori, consiglieri regionali, non potranno oltrepassare l’importo del trattamento già percepito all’entrata in vigore della legge. Come già accennato, il congegno di calcolo coincide con quello contributivo, già utilizzato per i dipendenti pubblici: il montante individuale dei contributi viene moltiplicato per i coefficienti di trasformazione già in vigore, individuato in base all’età anagrafica del parlamentare al momento della maturazione del diritto al trattamento.

Il testo varato dalla Camera regola, inoltre, l’ipotesi in cui l’ex membro del parlamentare venga eletto ulteriormente (al Parlamento nazionale, oppure europeo, ovvero diventi consigliere regionale, oppure sia nominato al governo nazionale, ovvero assessore regionale o titolare di incarico costituzionale): l’erogazione del trattamento previdenziale già percepito resterà sospeso per l’intero arco temporale del mandato. Diversamente, per tutte le restanti cariche (inclusa quella di amministratore di enti pubblici o di enti privati in controllo pubblico), la pensione resta pendente nel caso ove l’ammontare dell’indennità prevista per le funzioni da ultimo ricoperte abbia importo maggiore rispetto a quello della pensione percepita a titolo di ex parlamentare. Al contempo, il testo precisa che l’erogazione del trattamento pensionistico riprende col cessare dell’incarico.

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