Vaccini, la Consulta sta per pronunciarsi sull’obbligo

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Dopo anni di polemiche e manifestazioni, le tesi no vax sono arrivate alla Corte costituzionale. Fuori dal palazzo della Consulta un gruppo di dimostranti espone cartelli che chiedono libertà; all’interno una schiera di avvocati sostiene che l’obbligo vaccinale – con annesse sospensioni dall’impiego, dallo stipendio e altre conseguenze – è contrario alla Costituzione. Come spiega il sito del Corriere della <sera, la materia non è più attuale perché le norme anti coronavirus come il Green Pass non ci sono più, e il governo ha deciso il reintegro anticipato dei non vaccinati; ma rimangono gli interessi economici di chi vorrebbe essere risarcito.

L’udienza fiume in cui sono state riunite otto cause provenienti da altrettanti giudici, che hanno ritenuto «non manifestamente infondate» le eccezioni di incostituzionalità avanzate dai legali di cittadini ritenutisi danneggiati e privati dei loro diritti, ha vissuto momenti di tensione. Ad esempio l’avvocato Augusto Sinagra, di dichiarate tendenze fasciste, ha messo in dubbio l’imparzialità della Corte, per via della presenza del giudice Marco D’Alberti, di recente nomina quirinalizia, già consulente dell’ex premier Draghi.

Gli altri avvocati — a cominciare dal professor Ugo Mattei, noto per le sue apparizioni in tv anti Green Pass, che ha preso le distanze da Sinagra e dal suo tentativo di «delegittimare la Corte» — hanno sollevato ragioni di diritto. Come quando una legale è intervenuta a nome di «66 cittadini che non hanno voluto sottostare a una coercizione e a un ricatto: o ti vaccini o sei escluso dalla collettività».

Tre punti essenziali!

In sostanza la presunta illegittimità costituzionale si può riassumere in tre punti: la mancata previsione, per i non vaccinati, della possibilità di essere impiegati in mansioni che non prevedessero il contatto con il pubblico, potendo così continuare a essere retribuiti; l’obbligo vaccinale anche per chi svolgeva il proprio lavoro a distanza, e dunque senza alcun rischio di contagio; l’imposizione della somministrazione delle dosi senza la garanzia che il vaccino non provocasse effetti collaterali anche gravi.

Persone come cavie!

In effetti si è tornati ad affermazioni sentite e ripetute tante volte: «Persone usate come cavie», «anche i vaccinati hanno contratto e trasmesso il virus», «ci sono stati almeno 29 morti provocati dai vaccini». Per contro gli avvocati dello Stato hanno insistito sui fondamenti scientifici della profilassi e su dati che «legittimano misure rafforzate già dichiarate legittime».

Resta tuttavia il nodo delle libertà asseritamente violate. «Con lo spettro della paura le istituzioni hanno tradito il loro mandato popolare», ha concluso un’avvocata chiedendo ai giudici costituzionali: «Fate buon uso del vostro potere». «Grazie, ci impegneremo», le ha risposto la presidente Sciarra. La decisione della Corte è attesa per oggi.

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