Riforma pensioni, quota 100: rischio caos per dipendenti pubblici

Riforma pensioni, quota 100: rischio caos per dipendenti pubblici

E’ stata confermata nell’ultimo Consiglio dei ministri la quota 100 senza alcuna correzione. Dunque, i due paletti rimangono 62 anni di età e 38 di contributi. Ricordiamo che il parametro dei 38 anni di contributi è un requisito minimo per chi sceglie la pensione anticipata all’età di 63, 64, 65 e 66 anni. Alcuni speravano nell’eliminazione di questo obbligo ma il nuovo Consiglio dei Ministri ha confermato questo requisito. Dunque, rimangono quota 101, 102, 103 e 104.

Caos pensioni a quota 100, allarme della Confintesa per i dipendenti pubblici.

Il sindacato Confintesa ha riunito oltre 200 dirigenti nazionali a Terrasini per affrontare il nodo delle pensioni e del nuovo contratto collettivo nazionale del comparto Funzioni Centrali. Il segretario generale Confintesa, Francesco Prudenzano, a lanciare allarme.

Più di un milione di dipendenti pubblici in Italia rischia di avere seri problemi per andare in pensione – ha detto – a causa di disguidi burocratici vecchi di anni, infatti, ci sono dei buchi nella contribuzione previdenziale. Chiediamo che lo Stato corra immediatamente ai ripari, altrimenti con la “quota 100″ già dal 2019 ci troveremo in emergenza”.

“Nel corso del convegno – ha spiegato il coordinatore nazionale Confintesa Inps, Francesco Viola – l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha illustrato i provvedimenti adottati per correre ai ripari: è stata istituita una task-force con 250 unità che sta provvedendo a regolarizzare le posizioni contributive dei lavoratori entro il 2022“. Infatti, gli estratti contributivi dei dipendenti pubblici, presentano dei “buchi” che potrebbero creare difficoltà a chi vorrà andare in pensione.

“Il problema è che il sistema di trasmissione dei dati dei contributi è stato informatizzato solo all’inizio degli anni Duemila – ha proseguito Viola – e i vari enti pubblici a volte non hanno comunicato bene i dati all’ex Inpdap. La criticità riguarda tutti i dipendenti pubblici, che in Italia sono oltre tre milioni: dipendenti di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, scuola, sanità ed enti locali. Ecco perché siamo così preoccupati, specie in vista della quota 100”.

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