Riforma pensioni, quota 100: le falle della misura nella Pubblica Amministrazione!

Riforma pensioni, quota 100: le falle della misura nella Pubblica Amministrazione!

Con la Quota 100 saranno richiesti almeno 62 anni e 38 anni di contributi per andare in pensione. Secondo il sindacato Anaao Assomed, l’uscita interesserà in pochissimo tempo i nati tra il 1954 e il 1957, più di 25 mila tra medici e dirigenti sanitari. Che aggiungendosi alle 45 mila uscite previste dalla Legge Fornero, andranno in pensione circa 70 mila tra medici.

Per quanto riguarda la scuola, secondo le stime della Cisl scuola, considerando solamente i docenti che sono di ruolo, e le 21mila uscite già “programmate” in base alla legge Fornero per il 2019, «potrebbero esserci tra i 6mila e i 20mila insegnanti che matureranno i requisiti della quota cento. Il problema è che, ad essi dovrà essere pagato il Tfs – trattamento di fine servizio – la liquidazione che Stato e enti locali versano ai loro dipendenti quando si ritirano dal lavoro. Dunque, introduzione della cosiddetta quota 100 in manovra potrebbe portare rischio esodo dalla scuola e dalla sanità, provocando falla sistema pubblico impiego.

Riforma pensioni, quota 100: le falle della misura nella Pubblica Amministrazione.

Sul quotidiano economico il Sole 24 Ore, in un articolo di Andrea Gagliardi viene affrontata una nuova analisi riguardante la presenza di possibili falle nell’introduzione della quota 100 all’interno della pubblica amministrazione. I lavoratori potenzialmente interessati nel pubblico impiego sono circa 160mila, a cui spetta come liquidazione il trattamento di fine servizio.

Occorre sottolineare che con le regole attualmente in corso di validità verrebbero corrisposti immediatamente 50mila euro, mentre la parte restante sarebbe versata non oltre 60 mensilità. Per rimediare al problema, come si legge su il Sole 24 ore, l’esecutivo starebbe pensando di ricorrere ad un anticipo da parte delle banche, in modo che il TFS ai neo pensionati venga pagato immediatamente e il costo dell’operazione sui conti pubblici diluito nel tempo. Oltre a ciò, il governo Lega-M5s potrebbe trovarsi a dover gestire anche il rischio di un vero e proprio esodo del personale nella scuola e nella sanità.

Infatti le uscite non programmate sono per 40mila persone negli istituti scolastici e per 70mila lavoratori nel comparto sanitario. Con il rischio che manchi un’immediato turnover generazionale.

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