Riforma pensioni: quota 100 e quota 41 per tutti. Tutte le novità…

Riforma pensioni: quota 100 e quota 41 per i precoci. Tutte le novità...

Pensioni, le ultime novità. Il nuovo esecutivo Lega-M5S ha intenzione di superare la legge Fornero attraverso il raggiungimento della quota 100 e quota 41 per tutti i lavoratori.  L’introduzione della quota 100 e quota 41 potrebbero cancellare l’adeguamento dell’età pensionabile a 67 anni, previsto dal 1° gennaio 2019 sulla base dell’aggiornamento Istat delle aspettative di vita.

Pensioni: quota 100 e quota 41 per i tutti.

Ad oggi la possibilità di pensionarsi con 41 anni di contributi esiste già, ma soltanto per i lavoratori precoci, ovvero tutte quelle persone che sono entrate nel mondo del lavoro prima del compimento della maggiore età.

Dunque, possono accedere alla quota 41, a prescindere dalla età anagrafica, a patto che prima dei 19 anni abbiano lavorato per almeno 12 mesi effettivi, anche non continuativi, e abbiano maturato l’anzianità contributiva necessaria.

La “Quota 100” teorizzata dal nuovo esecutivo prevede l’uscita dal mondo del lavoro quando la somma fra età anagrafica e contributi annui versati al fisco raggiunge il valore 100, con un limite minimo a 64 anni e 36 di contributi.

Secondo le prime stime, l’uscita dal lavoro a 64 anni potrebbe comportare un taglio dell’assegno di circa l’8%. Ad esempio, se un lavoratore con uno stipendio mensile di 1200 euro, con le regole attuali andrebbe in pensione a 67 anni con un assegno di 900 euro al mese; invece con la quota 100 lascerebbe a 64 anni con 828 euro di assegno.

In una recente intervista a Repubblica, Alberto Brambilla, esperto di previdenza e consigliere di Matteo Salvini, ha stimato in cinque miliardi all’anno la spesa per queste due pensioni quota 100 e 41.

Numeri ben diversi quelli stimati da Tito Boeri, presidente Inps che, per il superamento della riforma Fornero attraverso quota 100 tra età e contributi o con 41 anni di contributi a qualunque età prevede ha parlato di costi superiori di ben quattro volte superiori.

Per le pensionate, invece, vi è il ripristino dell’opzione donna, la possibilità per le lavoratrici di andare in pensione a 57-58 anni a patto di accettare un assegno calcolato sul sistema contributivo.

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