Riforma pensioni: quali soluzioni per le donne?

Proroga di Opzione donna: le novità dalla circolare Inps

Grande attesa per l’esito del tavolo tecnico che si è tenuto ieri al Ministero del Lavoro tra Governo e sindacati sulla flessibilità in uscita. La riunione è inserita nell’ambito di una serie di incontri volti al raggiungimento di una soluzione condivisa tra l’Esecutivo e le parti sociali sugli interventi da predisporre sulle pensioni per il “superamento” della legge Fornero. Per Cgil, Cisl e Uil andrebbe realizzata una riforma delle pensioni di tipo strutturale, che garantisca la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro a partire dai 62 anni e con 41 anni di versamenti a prescindere dall’età, senza alcun ricalcolo contributivo.

“Occorre tenere conto della specifica condizione delle donne, dei lavoratori discontinui e precoci, dei lavoratori gravosi o usuranti e introdurre una pensione contributiva di garanzia per i giovani”, ha precisato il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, al termine della riunione  di ieri. Il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, ha sottolineato che occorre “restituire ai lavoratori regole certe e stabili almeno per un decennio”. “Il sistema ha bisogno di certezze”, ha sottolineato Sbarra, per il quale: “Il nuovo meccanismo deve prevedere che al crescere dell’età diminuisca il numero di contributi”.

Riforma delle pensioni: la questione femminile

Per quanto riguarda la platea femminile, Eurostat ha mostrato che l’importo delle pensioni delle donne in Italia risulta inferiore di un terzo rispetto a quelle degli uomini. “Un dato grave, a noi ben noto, che recepisce debolezze strutturali nel sostegno all’occupazione femminile. Occorre rimuovere le zavorre che, specialmente al Sud, impediscono la partecipazione della donna ai contesti produttivi”, ha dichiarato Sbarra in una nota. “Oltre che per le note ragioni di crescita zero, il ritardo è legato prevalentemente agli impegni familiari e alla scarsa disponibilità di servizi. Deficit che porta una donna su quattro a lasciare il lavoro al primo figlio, con riflessi molto negativi sulla ricchezza delle famiglie e, di conseguenza, sull’economia nazionale”, ha puntualizzato l’esponente sindacale.

Soluzioni per le donne

Sbarra ha sottolineato che il problema di fondo resta quello di creare “pari condizioni di ingresso, permanenza e competizione nel mercato del lavoro”. L’esponente sindacale ha poi indicato le linee direttrici da seguire per ottenere l’obiettivo: “Il riconoscimento di almeno un anno di anticipo per figlio, la valorizzazione del lavoro di cura, vera e propria voce di welfare informale, il ripristino degli incentivi sulla contrattazione aziendale per la conciliazione,  il consolidamento della fiscalità di vantaggio per le aziende che assumono donne, il rafforzamento congedi ed un grande investimento sui servizi all’infanzia“.

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