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Riforma pensioni e flessibilità: il punto di Cesare Damiano

Per Cesare Damiano la riforma delle pensioni deve partire dal superamento della legge Fornero. "Il criterio della flessibilità non può trasformarsi nel gioco del lotto".

Autore: Antonella Viviano
2 Febbraio 2020
- Categoria: News, Previdenza

Il dirigente del partito Democratico Cesare Damiano è intervenuto nel dibattito sulla riforma delle pensioni, sottolineando la necessità di fare ordine tra le varie proposte “ricercando una architettura di sistema che duri nel tempo”. “Nell’individuare una soluzione strutturale per introdurre nel sistema pensionistico, il criterio della flessibilità non può trasformarsi nel gioco del lotto”, ha precisato Damiano.

Per l’esponente dem il punto da cui partire è il superamento della legge Monti/Fornero. “Per farlo bisogna fare i conti con le coperture finanziarie e con le risorse disponibili, che non sono mai molte”, ha osservato Damiano. Partendo da misure già attive, l’ex ministro del lavoro ritiene “la proposta più’ razionale” quella che fa riferimento all’età pensionabile dell’ Ape sociale, ossia 63 anni. “La stessa età della legge Fornero individuata inizialmente come soglia di riferimento per accedere alla pensione per coloro che avranno il sistema interamente retributivo (a partire dal 2036 circa)”.

Distinzione tra i lavoratori e penalizzazioni

Un altro criterio per predisporre la riforma delle pensioni per Damiano è “la suddivisione della platea dei lavoratori in due parti: la prima, quella di chi svolge lavori usuranti e gravosi. In questo caso dovrebbero bastare, accanto ai 63 anni, i 35 di contributi (Quota 98). Per gli altri lavoratori si potrebbe immaginare un meccanismo di vere Quote: 63 anni e 37 di contributi o 64 con 36 di contributi”.

A proposito delle penalizzazioni da applicare per le uscite anticipate, per l’esponente dem “si potrebbe riprendere la proposta di legge 857 del 2013, che ebbe un significativo successo popolare, firmata da Damiano, Baretta e Gnecchi, ma non accolta dal Governo del tempo, che prevedeva una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo. Infine, per i lavoratori precoci, si dovrebbe fissare il limite dei 41 anni di contributi per andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica“.

Separazione dell’assistenza dalla previdenza

A commento dei dati del Rapporto Article IV sull’Italia diffuso dal Fondo Monetario internazionale, Damiano ha dichiarato: “Il Fondo Monetario Internazionale utilizza dati palesemente gonfiati per sostenere che la nostra spesa pensionistica non è allineata alla media europea”. “Quando si separerà previdenza da assistenza risulterà chiaro che la nostra spesa per le pensioni è più bassa. Non solo: quando si smetterà di calcolare la spesa al lordo e non al netto, dimenticando che i pensionati italiani restituiscono al fisco quasi 50 miliardi di euro all’anno, cosa che non capita negli altri Paesi europei, capiremo che l’incidenza sul Pil si abbassa dal 16% al 12%”, ha precisato Damiano.

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Antonella Viviano

Antonella Viviano

Ha integrato gli studi universitari in matematica con competenze di carattere informatico. Coltiva da sempre la passione per la scrittura e per lettura con preferenze per la narrativa classica, la storia ed i libri gialli. Appassionata di arte, cucina, bricolage ed acquariologia.
Mail: a.viviano@diritto.news

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