Riforma pensioni: continua il dibattito su Quota 102

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Tra le ipotesi circolanti in questi giorni in tema di riforma delle pensioni, il Governo starebbe valutando la possibilità di introdurre, al termine della sperimentazione di Quota 100, un nuovo strumento per le pensioni anticipate definito Quota 102, che consentirebbe l’accesso al pensionamento con 64 anni d’età e 38 di contributi versati, con l’adeguamento alla speranza di vita. 

L’obiettivo sarebbe quello di evitare lo “scalone” che si creerà, in mancanza di interventi, alla scadenza di Quota 100, tra coloro che sono rientrati nei termini ed andranno in pensione con 62 anni e 38 contributi e quelli che, invece, dovranno  accedere al pensionamento a 67 anni, pur avendo i requisiti richiesti per le pensioni Quota 100.  Per Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro e  presidente dell’associazione Amici di Marco Biagi:” Forme di flessibilità, come Quota 102, servono”

Pensioni Quota 102, il parere di Sacconi

Il problema di una scarsa flessibilità nell’uscita dal mercato del lavoro c’è e questo perché a monte c’è la necessità di interventi strutturali sulla Legge Fornero. Dunque forme di flessibilità, come Quota 102, servono”, ha dichiarato Sacconi in un’intervista a “Formiche.net”.

Ma, “intervenire su una materia così delicata, come quella previdenziale, è un’operazione delicata e complessa che richiede una maggioranza di governo coesa e soprattutto un robusto consenso nella società. Le politiche di governo sono sostenibili se sanno coniugare l’agenda popolare con quella istituzionale o di stabilità. Politiche squilibrate sull’una o sull’altra non reggono”, ha aggiunto l’economista.

“Quota 100 è stata più equa delle correzioni alla Fornero”

“Quota 100 è stata più equa delle correzioni alla Fornero fatte nella precedente legislatura, segmentando opinabilmente i beneficiari di deroghe alle rigide età di pensione e con costi superiori. E’ stata definita sperimentale per cui alla fine del secondo anno sarà doveroso un rapporto sui suoi costi effettivi e sulla sua reale utilità sociale”, ha dichiarato l’ex Ministro, per il quale: “Rimangono dunque problemi di flessibilità e di gradualità nel nostro sistema previdenziale, oltre all’esigenza di un riordino delle confuse deroghe che ci sono costate 20 miliardi nella scorsa legislatura”.

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