Riforma pensioni, che sarà della legge Fornero?

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A proposito del ritorno o meno alla legge Fornero in versione integrale regna l’incertezza più assoluta. Lo stesso esito delle elezioni del 25 settembre rischia di non essere sufficiente per chiarire la situazione. Come spiega il sito del Sole 24 Ore, per formare il nuovo governo sarà necessario quasi un mese e a quel punto l’esecutivo dovrà scegliere in poco tempo la strada da percorrere sulle pensioni districandosi tra le urgenze del caro-bollette e di una legge di bilancio da allestire in fretta e furia facendo anche fronte ai costi esorbitanti dell’adeguamento degli assegni pensionistici all’inflazione.

La fine di Quota 102!

Si tratta di un percorso pieno di ostacoli con una sola certezza: la fine al 31 dicembre di Quota 102. E qualche opzione di emergenza: la proroga annuale della stessa Quota 102 insieme a quella di Ape sociale e Opzione donna, in scadenza sempre a fine anno, che si andrebbero ad aggiungere ai canali di uscita anticipata “convenzionali”. Ma nulla è scontato. Non a caso il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha lanciato un nuovo allarme: «non c’è un piano B, la riforma delle pensioni va varata entro dicembre».

Non c’è un piano B!

E dunque il 31 dicembre si esaurirà Quota 102, la possibilità di uscita con almeno 64 anni e 38 di contributi introdotta dal governo Draghi con l’ultima legge di bilancio dopo la fine del triennio sperimentale di Quota 100. In assenza di nuove misure, dal 1° gennaio 2003 verrà ripristinata integralmente la legge Fornero. Sono in scadenza anche Ape sociale e Opzione donna. Nella campagna elettorale, la Lega ribadisce la necessità di superare la legge Fornero puntando su Quota 41: la possibilità di uscita alla maturazione di 41 anni di versamenti a prescindere dall’età anagrafica.

Questa soluzione è gradita ai sindacati e anche a Si-Verdi, alleati del Pd in questa tornata elettorale, anche se, stando alle simulazioni elaborate a suo tempo dall’Inps, il costo di questa misura sarebbe tutt’altro che trascurabile: non meno di 4 miliardi il primo anno per arrivare a circa 10 miliardi a regime. Proprio il problema costi potrebbe aver indotto gli altri partiti a mantenere un atteggiamento prudente su un delicato capitolo come quello della previdenza.

Prolungare Opzione Donna e Ape Sociale!

Fdi, analogamente al programma comune del centrodestra, evoca solo il ricorso a forme di flessibilità in uscita, che secondo il Terzo polo dovrebbero essere previste prevalentemente per i lavoratori impegnati in mansioni usuranti, mentre il Pd considera possibili i pensionamenti a 63 anni ma soltanto se ancorati al metodo di calcolo contributivo. La maggior parte dei partiti è comunque d’accordo sulla necessità di prolungare Opzione donna e Ape sociale a tutto il 2023. La proroga in questo caso appare quindi quasi scontata e, se non ci fossero tempo e risorse per adottare subito altre misure, potrebbe diventare possibile anche quella di Quota 102.

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