Riforma pensioni, Ape sociale e Quota 100. L’analisi di Luigi Metassi

Chi va in pensione nel 2021? Le varie modalità di pensionamento

Luigi Metassi, amministratore del Comitato Esodati, Licenziati e Cessati, ha analizzato in esclusiva per diritto.news il tema della riforma delle pensioni, partendo dall’ormai tristemente nota questione degli esodati. Il Governo sembra intenzionato a portare avanti le pensioni Quota 100 fino alla naturale scadenza della misura, prevista nel 2021. Starebbe prendendo corpo, inoltre, l’ipotesi di rendere l’Ape sociale strutturale, con un ampliamento della platea. Metassi ha dichiarato al riguardo:

“La riforma Monti-Fornero prima e i tentativi di smussarne le asperità senza porne sostanzialmente in discussione l’indirizzo poi se, da un lato, hanno portato ad una consistente riduzione delle medie delle liquidazioni, dall’altro hanno creato una netta separazione fra chi ha accumulato una adeguata e continuativa contribuzione e chi ha purtroppo avuto carriere discontinue o interrotte anzitempo per cui dovrà attendere il pensionamento di vecchiaia, nei confronti del quale peseranno, anche significativamente, le ridotte contribuzioni”.

Riforma delle pensioni: Ape sociale strutturale

“Nel caso specifico degli esodati, è dovuta per eguaglianza e giustizia la riapertura dei termini della VIII salvaguardia per chi fu bloccato nei requisiti diversi tra platee; ma quand’anche si ottenesse la prioritaria riapertura dei termini della VIII salvaguardia, occorre pensare che chi va oltre il requisito del 2021, quindi ben oltre i termini di un plausibile transitorio, in particolare tra gli esodati delle poste, ce n’è una parte che raggiungerebbero i vecchi requisiti tra il 2022 e il 2030. A queste persone occorre comunque consentire una via d’uscita e, considerando le ricorrenti scarse contribuzioni che caratterizzano questa categoria di lavoratori, un’ Ape Social strutturata potrebbe rappresentare la migliore soluzione possibile. Ho parlato di esodati ma non dimentichiamo i disoccupati di lungo corso, i licenziati a fine carriera e soprattutto le donne.

Nel mondo femminile le scarse contribuzioni sono molto diffuse e, in molti casi, le donne non raggiungono nemmeno i requisiti per accedere ad Opzione Donna e, quando li raggiungono, sovente sono costrette a soprassedere a causa delle forti decurtazioni che comporta il calcolo puramente contributivo. Ape Social è uno strumento assistenziale e come tale è funzionale ad ammortizzare una varietà di criticità che difficilmente potrebbero venire affrontate altrettanto efficacemente e tempestivamente sul piano previdenziale”.

Riforma delle pensioni? Metassi:”Si potrà fare ben poco”

“Sul piano previdenziale anzi credo che si potrà fare ben poco a parte qualche operazione di vernissage: il debito pubblico continua a salire, FMI e Bruxelles, pur con tutte le cautele che impone il momento, continuano a chiedere riforme al ribasso, da parte nostra insistiamo (sono trascorsi ormai oltre vent’anni) continuiamo pervicacemente a non separare l’assistenza dalla previdenza. Ergo, il superamento dei danni prodotti dall’ultima riforma è ancora lontano dal trovare soluzione, soprattutto se si continuerà a ragionare per quote rigide, siano esse tanto quota 100 quanto quota 41. In mezzo c’è un intero mondo di lavoratori e di lavoratrici che non avranno mai i requisiti necessari a raggiungere l’una o l’altra e questo fa povertà, fa insicurezza, fa rabbia che, come insegnano le odierne cronache, troppo di frequente si tramuta in livore viscerale”.

 

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