Riforma pensioni 2019: l’analisi di Bankitalia

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Nel primo Bollettino economico del 2019 della Banca d’Italia vengono presentate le proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana nel triennio 2019-2021. Le proiezioni aggiornano quelle prodotte nell’ambito dell’esercizio previsivo dell’Eurosistema, che utilizzavano i dati diffusi fino al 27 novembre. Nel dossier viene messo in evidenza come la manovra di bilancio 2019 accresca il disavanzo degli anni 2019-2021 rispetto al suo valore tendenziale; secondo le valutazioni ufficiali l’indebitamento netto si collocherebbe al 2,0 per cento del PIL nell’anno in corso, interrompendo il calo in atto dal 2014.

La proiezione centrale della crescita del PIL è pari allo 0,6 per cento quest’anno, 0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato in precedenza. Alla revisione concorrono: dati più sfavorevoli sull’attività economica osservati nell’ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti; il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; le prospettive di rallentamento del commercio mondiale. Sono invece moderatamente positivi gli effetti sulla crescita dell’accordo raggiunto dal Governo con la Commissione europea: l’impatto favorevole della diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine compensa ampiamente quello degli interventi correttivi apportati alla manovra. Le proiezioni centrali della crescita nel 2020 e nel 2021 sono dello 0,9 e dell’1,0 per cento, rispettivamente. La dispersione della distribuzione di probabilità attorno a questi valori centrali è particolarmente ampia.

Rischi per la crescita al ribasso

Oltre ai fattori globali di incertezza, i rischi al ribasso per la crescita sono legati all’eventualità di un nuovo rialzo dei rendimenti sovrani, a un più rapido deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato e a un ulteriore rallentamento della propensione a investire delle imprese. Un più accentuato rientro delle tensioni sui rendimenti dei titoli di Stato potrebbe invece favorire ritmi di crescita più elevati.

Impatto economico delle riforme 

L’impatto sull’attività economica di una manovra di bilancio dipende in misura rilevante dalla sua composizione e dai dettagli delle singole misure. Tra gli interventi che determinano un incremento di spesa, un impatto più elevato sul prodotto è associato agli investimenti pubblici, il cui moltiplicatore è prossimo all’unità già dal primo anno; tale dimensione del moltiplicatore presuppone che essi siano attuati con procedure efficienti e celeri e contribuiscano efficacemente alla crescita della produttività dell’economia.

I trasferimenti alle famiglie normalmente hanno un effetto meno intenso, con un moltiplicatore pari a poco meno di 0,5 dopo tre anni. Nelle proiezioni macroeconomiche presentate nel Bollettino si è ipotizzato che i trasferimenti connessi con il reddito e le pensioni di cittadinanza interessino prevalentemente famiglie caratterizzate da una propensione al consumo elevata, che implicherebbe un moltiplicatore pari a circa 0,7 dopo tre anni. Il moltiplicatore potrebbe risultare superiore qualora le misure fossero definite in modo da essere dirette a nuclei familiari soggetti a stringenti vincoli di liquidità.

Tra gli interventi che comportano una diminuzione delle entrate, uno stimolo particolarmente elevato, anche se graduale, si può ottenere con misure volte ad abbassare il cuneo contributivo a carico delle imprese sul costo del lavoro, che favoriscono la competitività all’esportazione e sostengono i redditi reali delle famiglie; ne deriverebbe un moltiplicatore superiore all’unità dopo due anni. Una riduzione delle imposte indirette ha invece un impatto più contenuto, con un moltiplicatore di poco superiore a 0,5 dopo tre anni.

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