Riforma pensioni 2018: legge Fornero e flessibilità in uscita per il comparto scuola

Pensioni 2018: il punto Cupla sulle riforme del sistema previdenziale

Riforma delle pensioni 2018: pensioni a 61 per il comparto scuola. Il dibattito sulla riforma delle pensioni coinvolge anche il settore scuola. Venerdì scorso si è tenuto uno sciopero della scuola ed una manifestazione a Roma davanti al Miur per portare avanti anche alcune richieste sul pensionamento, come viene spiegato dall’Anief, promotore della protesta. In considerazione dell’alto tasso di stress di chi lavora nel mondo della scuola, l’Anief chiede che sia consentito il pensionamento a 61 anni.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief ha sottolineato come dopo le elezioni vari economisti stiano facendo a gara per illustrare le motivazioni in virtù delle quali non sarà possibile introdurre un sistema di quote, quali quota 100 e quota 41. All’elenco si è aggiunto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, il quale ha ribadito che la legge Fornero non può essere cancellata dall’oggi al domani per motivi di sostenibilità del sistema previdenziale.

Pensioni e settore scuola: l’analisi dell’Anief. 

In tema di pensioni, Pacifico ritiene necessario portare avanti delle modifiche sostanziali alla legge Fornero a tutela dei lavoratori della scuola. Il presidente Anief ha riportato l’esisto di alcuni studi secondo i quali il burnout ha un’incidenza molto più elevata nei lavoratori della scuola rispetto ad altre professioni, con  alte ripercussioni in termini di malattie psichiatriche ed oncologiche. Un altro punto da non sottovalutare è quello del mancato turnover: insegnanti anziani al lavoro e giovani che non riescono ad essere stabilizzati, rimanendo supplenti per gran parte della propria carriera.

Riproporre la questione della mancanza di fondi per giustificare le mancate riforme, dopo aver convinto i cittadini prima delle elezioni che quest’ultimi si sarebbero potuti trovare con la lotta agli sprechi, per Pacifico sarebbe una presa in giro. L’Anief attende in via prioritaria, dunque, dal nuovo Esecutivo un impegno per consentire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, riducendo le soglie d’ingresso al pensionamento.

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