Riforma Diritto Penale, le ultime novità

Riforma della giustizia: in arrivo 27.000 assunzioni nella Pa

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha annunciato al Senato che proporrà “una profonda revisione” della disciplina delle intercettazioni e “vigileremo in modo rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria e impropria”. Secondo il Guardasigilli, come riporta l’agenzia Ansa, le intercettazioni attraverso la “diffusione selezionata e pilotata” sono diventate “strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica”. Ha detto ancora il ministro: “L’obbligatorietà dell’azione penale si è tradotta in un intollerabile arbitrio”. Il Pm “può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza rispondere a nessuno”. L’impegno è su due punti: la riforma del Codice penale per adeguarlo al dettato costituzionale, e una completa attuazione del Codice Vassalli, con una “riforma garantista e liberale” da realizzare anche con una “revisione della Costituzione”.

La posizione dell’Anm sulle intercettazioni!

Opposto il punto di vista dell’Anm, espresso all’Ansa dal presidente Giuseppe Santalucia: “Le intercettazioni sono uno strumento importantissimo soprattutto nel contrasto alla la criminalità mafiosa e terroristica“. Santalucia evidenzia poi che la presenza radicata delle organizzazioni mafiose in Italia spiega “l’uso superiore a quello di altri Paesi” che si fa delle intercettazioni in Italia. E aggiunge: “Siamo assolutamente d’accordo che non debbano causare lesioni al diritto di riservatezza. Una legge è stata fatta qualche anno fa per questo. Vorremmo sapere dal ministro, prima dell’annuncio della riforma, se quella legge ha funzionato o meno”.

Il parere di Musacchio.

Su questi argomenti si è espresso, in un’intervista a Rainews, anche Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA), allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto. Sulle carriere separate fra giudici e pubblici ministeri, il giurista ha ricordato che “Giovanni Falcone si espresse più volte su questo tema affermando che il nuovo processo, basato sul sistema accusatorio, richiedeva che il pubblico ministero non avesse ‘alcun tipo di parentela col giudice’, e che non fosse una specie di ‘para giudice’. Ritenere che giudice e pm siano due figure strutturalmente differenti nelle competenze e nella carriera non vuol dire per nulla essere nemico dell’indipendenza della magistratura, nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso porre il pm sotto il controllo dell’esecutivo. Perciò sono favorevole alla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti e credo che a questa riforma si debba aggiungere la discrezionalità dell’azione penale”.

La Spending Review come sistema di taglio mirato con individuazione di priorità.

Per quanto riguarda la spending review, Musacchio ritiene che sia “congruo e ovvio che anche il Ministero della Giustizia attui e supporti quelle riforme che nella progettazione di sistemi di controllo e di gestione, possano fornire un valido supporto per il governo dell’organizzazione, consentendo inoltre di individuare modi utili per attivare il controllo strategico e ottenere il massimo risultato con il minimo dispendio economico. Nel sistema giustizia spending review deve significare taglio mirato e non lineare come si è sempre fatto, con individuazione delle priorità, trasparenza della spesa e del bilancio, delle risorse disponibili, degli investimenti in tema di miglioramento dei servizi, dell’informatizzazione degli uffici e della gestione dei fondi”.  

L’impatto della riforma sull’attuale sistema carcerario.

Per quanto riguarda le carceri, dice Musacchio: “Le riforme di cui parlavo prima porrebbero in parte rimedio anche all’attuale situazione carceraria in Italia. Depenalizzare, ad esempio, significa uso marginale della sanzione penale privativa della libertà personale e ciò in parte garantirebbe un carcere più ‘umano’ e per chi veramente meriti la reclusione. La riforma carceraria ha un senso se serve a costruire un sistema penale più equo e giusto. Nei nostri istituti di pena spesso è recluso chi potrebbe star fuori e purtroppo sta fuori chi invece dovrebbe esser recluso. Il carcere non può essere la soluzione alla mancanza di politiche sociali ed economiche da parte dello Stato. Dobbiamo avere il coraggio di dire che principalmente nelle nostre galere non ci sono corruttori, mafiosi, stupratori e assassini. La metà dei detenuti in carcere sono responsabili di reati contro il patrimonio. Se rubo una bottiglia di vino in un supermercato rischio la detenzione. Ci sono invece persone che provocano molti più danni alla società, dal punto di vista politico ed economico, ma in carcere non ci stanno”.

Limiti della riforma e prospettive di cambiamento.

Sui limiti della riforma e sulle prospettive di miglioramento, lo studioso conclude: “La sua eventuale realizzazione come sempre dipenderà dal concorso di molte forze politiche e dovrà essere in grado di superare equilibri faticosamente raggiunti in presenza di una marcata diffidenza tra maggioranze e opposizioni non più scandita, come un tempo, da differenze ideologiche e da disomogeneità politiche e sociali ma, piuttosto, da personalismi e da un’insofferenza al dialogo e al confronto. Sarà necessaria una lunga e faticosa azione di mediazione e vedremo se sortirà gli effetti sperati.  Vedo tre strade percorribili nel breve periodo. La prima: porre rimedio all’inefficiente organizzazione del “Sistema Giustizia”. Come dico sempre, noi italiani abbiamo i migliori magistrati d’Europa e al tempo stesso i peggiori in fatto di organizzazione. La seconda: ridurre l’eccessiva “criminalizzazione” di molte condotte che potrebbero essere punite con sanzioni non di natura penale. La terza: agire sulla convenienza ad affrontare il giudizio. Iniziando da questi tre punti, si partirebbe con il passo giusto”. 

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