Riforma delle pensioni 2018: tra demagogia e sostenibilità

Pensioni 2018: il punto Cupla sulle riforme del sistema previdenziale

Riforma delle pensioni 2018: il punto di Alberto Brambilla. Alberto Brambilla, presidente Centro Studi Itinerari Previdenziali, ha analizzato le proposte elettorali delle varie forze politiche in tema di pensioni ed ha evidenziato quali tra esse, a suo giudizio, sarebbero davvero sostenibili. Nella sua analisi Brambilla ha toccato il tema del taglio dei vitalizi, proposto da alcuni, con effetto retroattivo. Il presidente di Itinerari previdenziali ha sottolineato che tale operazione non potrà essere mai messa in atto, in quanto palesemente incostituzionale.

Per quanto riguarda il taglio delle cosiddette pensioni d’oro, valutate in cifre che oscillano dai 3000 ai 5000 euro al mese, Brambilla avverte che il ricalcolo di tali trattamenti con il metodo contributivo, come proposto, porterebbe un aumento dell’importo dell’assegno per molti pensionati, in quanto il metodo retributivo aveva già insite decurtazioni nei coefficienti anche del 50%.

Riforma delle pensioni 2018: aumento delle pensioni minime.

Una delle proposte di riforma delle pensioni inserite nei programmi elettorali di alcune forze politiche è quella dell’aumento delle pensioni minime, che oscilla dai 780 ai mille euro. Brambilla sostiene che se le pensioni minime venissero portate, ad esempio, a mille euro al mese, i cittadini non verserebbero più i contributi, il che decreterebbe la rovina del sistema previdenziale. Tale intervento, inoltre, avrebbe un costo quantificabile tra i 20 ed i 37 miliardi di euro, che non è stato chiarito come potrebbero essere recuperati.

In conclusione, la soluzione alle problematiche relative alle pensioni, per il presidente di Itinerari previdenziali, non è da trovarsi all’interno del sistema previdenziale, ma nel mondo del lavoro. Per Brambilla non va aumentata la spesa corrente con distribuzione di denaro, ma va incentivato il settore lavoro con l’aumento della produttività ed, inoltre, va ridotta la spesa assistenziale mediante un’operazione di razionalizzazione.

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