Riforma delle pensioni 2018: l’analisi di Sandro Gronchi

Pensioni 2018: il punto Cupla sulle riforme del sistema previdenziale

Riforma delle pensioni 2018: l’età minima per accedere alla pensione. L’economista ed esperto di previdenza Sandro Gronchi ha discusso della tematica previdenziale e della riforma delle pensioni 2018, affermando che il meccanismo per accedere alla pensione dovrebbe essere basato sull’età anagrafica, senza tener conto dell’anzianità lavorativa.
In un intervista rilasciata a “Il Sole 24 ore”, Gronchi sostiene che la flessibilità del sistema contributivo debba essere preservata mantenendo alta l’età minima per poter andare in pensione. Nell’analisi dell’economista si osserva un parziale fallimento del principio contributivo, dovuto al fatto che la longevità non è un parametro costante.

L’economista si è soffermato anche sui coefficienti di trasformazione, ossia quei valori che concorrono al calcolo della pensione con metodo contributivo, che variano in base all’età anagrafica del lavoratore nel momento in cui consegue la prestazione previdenziale. I coefficienti di trasformazione, secondo Gronchi, soffrono di una cronica obsolescenza, tanto che le pensioni superano i contributi. La soluzione sarebbe assegnare ogni anno in via definitiva nuovi coefficienti alla coorte che sta per arrivare all’età minima. Secondo Gronchi il collocamento a riposo dovrebbe essere in linea con il modello svedese e quindi prevedere un’età minima di 63 anni ed una massima di 67.

Riforma delle pensioni 2018 e legge Fornero.

Il meccanismo della riforma Fornero per l’economista oppone ostacoli concreti alla flessibilità. Gronchi ha osservato che l’attuale sistema previdenziale presenta delle iniquità, come ad esempio il fatto che siano imputate longevità diverse ai membri di una stessa coorte e la stessa longevità ai membri di coorti diverse che accedono alla pensione nello stesso biennio. Per contribuire a mantenere l’equilibrio del sistema potrebbe essere utile un aggiornamento “retroattivo”.

Un altra modifica del sistema previdenziale, che per l’economista bisognerebbe mutuare dal modello svedese, è la gestione della reversibilità, con l’abolizione delle pensioni di reversibilità in favore di un programma fiscalizzato di assistenza ai superstiti. Per Gronchi la reversibilità è in contrasto con il principio secondo il quale i contributi devono essere corrisposti a chi li ha versati.

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