Riforma delle pensioni 2018: il nuovo esecutivo alla prova dei fatti

Cumulo gratuito per i professionisti: le ragioni della mancata attivazione

I temi della riforma delle pensioni 2018. Le ultime vicende politiche hanno spinto l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano a compiere delle riflessioni sulle tematiche d’intervento indicate dal Movimento Cinque stelle e Lega. L’esponente dem è in attesa di vedere “alla prova dei fatti” il nuovo Esecutivo, che dovrebbe nascere non prima di lunedì.

Il nuovo governo, formato dal Movimento cinque stelle e dalla Lega, definito da Damiano un “ibrido, ha sul tavolo del confronto diversi punti d’intervento: l’introduzione del reddito di cittadinanza non assistenziale, la flat tax, nuove politiche per il lavoro e la cancellazione della legge Fornero.

Trovare le coperture finanziarie sarà la vera scommessa per il nuovo governo, ha sottolineato l’esponente dem: il solo costo del reddito di cittadinanza è stimato in 16-17 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti 12 miliardi di euro nel 2018 e 19 l’anno prossimo per non aumentare l’Iva.

La riforma delle pensioni 2018 per Cesare Damiano.

Secondo Damiano le promesse elettorali del Movimento cinque stelle e della Lega saranno sottoposte ad un’accurata operazione di revisione perché non attuabili. Il vero nodo è quello delle pensioni.

Il Movimento cinque stelle e la Lega parlano di cancellazione della legge Fornero. L’esponente del Partito democratico ritiene che si tratti di un’operazione poco realistica.

I veri interventi che potrebbero essere realizzati sulle pensioni, per Damiano, devono partire dalla prosecuzione del lavoro già iniziato nelle scorse legislature: otto salvaguardie pensionistiche, l’introduzione dell’Ape, il cumulo gratuito dei contributi, l’aumento della quattordicesima e gli aggiustamenti su Opzione donna.

Propone, quindi, di predisporre la nona salvaguardia pensionistica per gli esodati, il proseguimento della misura sperimentale di Opzione donna, rendere l’Ape strutturale e consentire l’accesso alla pensione ai lavoratori che hanno raggiunto 41 anni di contribuzione. 

In questo modo, per Damiano, si potrebbe dare un po’ di serenità ai lavoratori che sono sempre più lontani dalla pensione a causa del meccanismo che lega l’età pensionabile all’aspettativa di vita.

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