Referendum, la Consulta ne ammette cinque. Scopriamo di quali si tratta

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La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili due quesiti referendari: quello sulla responsabilità civile dei magistrati, che si vorrebbe chiamare in causa direttamente per gli errori giudiziari – mentre oggi è lo Stato a risarcire il cittadino che abbia subito un danno ingiusto – e quello sulla legalizzazione della cannabis, che così come formulato era in realtà “sulle sostanze stupefacenti“.

Ecco i cinque referendum ammessi dalla consulta!

Cinque i referendum ammessi dalla Consulta in materia di giustizia: l’abrogazione delle disposizioni in materia di insindacabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati, l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm, il voto degli avvocati sui magistrati.
“I suddetti quesiti – spiega una nota della Corte Costituzionale, riportata dal sito tgcom24.mediaset.it – sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario“.

Si terrà anche il referendum che ha l’obiettivo di riconoscere nei consigli giudiziari il diritto di voto degli avvocati sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, ha detto la Corte costituzionale, dichiarando ammissibile il quesito. Bocciato invece il referendum sulla responsabilità civile diretta dei magistrati.

Fra i referendum ai quali la Corte ha dato il via libera, c’è quello sulla legge Severino, sotto la cui scure sono caduti migliaia di amministratori locali. Soddisfatto Antonio Decaro, presidente dell’Anci: “Noi sindaci abbiamo chiesto da sempre una modifica della legge perché ci ritroviamo, unica figura istituzionale, a essere sospesi per 18 mesi senza una condanna definitiva”. Anche per reati, come l’abuso d’ufficio, in cui i primi cittadini “incorrono facilmente e alla fine, nella stragrande maggioranza dei casi, vengono assolti“.

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