Quanto costa la riforma delle pensioni promessa dal governo M5s-Lega?

Pensioni più basse per chi lascia il lavoro dal 2019 con tagli fino a mille euro!

Pensioni, quota 100 e quota 41, le ultime novita. Il nuovo governo Lega-M5S che appena ottenuto la fiducia al Senato e alla Camera, ha intenzione di superare la legge Fornero attraverso il raggiungimento della quota 100 e quota 41.

Quanto costa la riforma delle pensioni promessa dal governo M5s-Lega?

La “Quota 100” teorizzata dal nuovo esecutivo prevede l’uscita dal mondo del lavoro quando la somma fra età anagrafica e contributi annui versati al fisco raggiunge il valore 100, con un limite minimo a 64 anni e 36 di contributi.

In una recente intervista a Repubblica, Alberto Brambilla, esperto di previdenza e consigliere di Matteo Salvini, ha stimato in cinque miliardi all’anno la spesa per queste due pensioni quota 100 e 41.

Numeri ben diversi quelli stimati da Tito Boeri, presidente Inps che, per il superamento della riforma Fornero attraverso quota 100 tra età e contributi o con 41 anni di contributi a qualunque età prevede ha parlato di costi superiori di ben quattro volte superiori.

Secondo le prime stime, l’uscita dal lavoro a 64 anni potrebbe comportare un taglio dell’assegno di circa l’8%. Ad esempio, se un lavoratore con uno stipendio mensile di 1200 euro, con le regole attuali andrebbe in pensione a 67 anni con un assegno di 900 euro al mese; invece con la quota 100 lascerebbe a 64 anni con 828 euro di assegno.

Dunque, per sapere quanto costerà la riforma delle pensioni, sarà determinante il passaggio della Legge di Bilancio 2019, con il cui occorerà trovare e stanziare le risorse per la Quota 41 e la Quota 100 che servono per superare la Legge Fornero.

Opzione donna e cancellazione Ape social.

Tra le ipotesi aperte sul tavolo pensioni del nuovo esecutivo, ci sono due provvedimenti Opzione donna e cancellazione dell’Ape Social che potrebbero fare da apripista per il superamento della Legge Fornero e l’avvio di un cambiamento in materia di pensioni tanto promesso nel contratto di governo.

L’opzione donna, consente la possibilità per le lavoratrici di andare in pensione a 57-58 anni a patto di accettare un assegno calcolato sul sistema contributivo. Si è parlato anche di uno stop all’Ape Sociale, ossia l’anticipo pensionistico a carico dello Stato, e agli interventi messi a punto dal governo Gentiloni per i lavori gravosi.

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