A proposito della questione delle pensioni è andato avanti negli ultimi giorni una vera e propria disfida politica al termine della quale è prevalsa la posizione della Lega. Ne consegue che il prepensionamento con Quota 104, che figurava nelle prime bozze della Legge di Bilancio, è scomparso dall’orizzonte. Al suo posto si è riaffacciato lo scivolo per uscire dal lavoro anticipatamente con 62 anni di età e 41 di contributi, però con una serie di restrizioni rispetto al 2023.
Uno strumento penalizzato da restrizioni!
Le restrizioni di cui sopra rendono certamente meno conveniente usufruire dello strumento. In effetti coloro che nel 2024 lasceranno il lavoro con Quota 103 non solo riceveranno la pensione tutta calcolata con la modalità contributiva, ma oltre a ciò prenderanno anche un assegno con un tetto mensile fissato a 2.272 euro fino al raggiungimento dei 67 anni. E dunque per molti lavoratori la cosa potrebbe non essere conveniente.
Aumenta la finestra di attesa!
Inoltre la finestra di attesa sale da tre a sette mesi nel settore privato e da sei a nove in quello pubblico. I dipendenti dello Stato che il prossimo anno compiono 62 anni e hanno alle spalle 41 anni di contributi dovranno perciò attendere fino a settembre per poter accedere allo scivolo. E poi gli statali dovranno anche fare i conti con i tagli degli assegni futuri per effetto dell’aggiornamento delle aliquote di rendimento. Il taglio riguarderà maestri e maestre, infermieri, dipendenti comunali e impiegati del ministero della Giustizia che hanno iniziato a lavorare prima del 1996.