Pensioni, sul tavolo della trattativa Opzione Tutti

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Sul tavolo della contrattazione fra Governo e Organizzazioni Sindacali c’è Opzione Tutti, cioè la possibilità di andare in pensione quando si vuole, ma prendendo quanto versato. Questa potrebbe scattare da un’età minima di 62 o 63 anni. Come spiega il sito Open.onòone, l’estensione a tutti i lavoratori della possibilità di lasciare il lavoro anticipatamente in cambio di un assegno interamente calcolato con il metodo contributivo porta tuttavia con sé un taglio dell’importo, che secondo certe simulazioni potrebbe arrivare in media al 13% del totale. Altri calcoli parlano di riduzioni più forti, fino al 27%.

Il meccanismo concorre nel medio-lungo periodo a ridurre la spesa previdenziale, perché gli importi degli assegni risultano ridotti a causa del calcolo meno favorevole. La decurtazione, secondo la relazione tecnica allegata alla Legge di Bilancio con cui si estende Opzione Donna, andrebbe dal 6% per le lavoratrici dipendenti al 13% per le autonome. Sul tavolo c’è anche la soluzione intermedia proposta dall’Inps, che prevede la liquidazione della sola quota contributiva dell’assegno fino alla maturazione della pensione piena al sopraggiungere dell’età del ritiro di vecchiaia. Tuttavia in questo caso il trattamento economico potrebbe essere ancora più esiguo.

Invece la simulazione di Smileconomy di qualche tempo fa prevedeva un taglio del 27% dell’assegno in caso di uscita dal lavoro a 63 anni con venti di contributi, mentre chi ha 38 anni di contributi ma non rientra in Quota 102 avrebbe un taglio del sussidio del 21%. Secondo La Stampa è difficile che i sindacati accettino tout court la proposta del governo Draghi. I Sindacati molto probabilmente sposeranno la tesi della sinistra, di Pd e Leu, chiedendo di concentrare i fondi sugli oneri in busta paga del lavoro dipendente.

Una soluzione che non piace ai Sindacati!

Nel frattempo il nuovo pacchetto previdenza sancisce la fine di quota 100 e vede l’arrivo di quota 102 per un solo anno: la possibilità di pensione anticipata con 64 anni di età e 38 di contributi, e la proroga dell’Ape sociale allargata e di Opzione Donna con gli stessi requisiti, un insieme di misure che consentiranno a 55.000 persone di uscire prima dal lavoro nel 2022. Si tratta però di una soluzione provvisoria che non ha calmato i dissidi nella maggioranza e che non piace ai Sindacati, pronti alla mobilitazione.

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