Pensioni scuola e Quota 100

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L’Anief ha analizzato le caratteristiche di  Quota 100, nuova misura per le pensioni anticipate, nell’ottica del comparto scuola. In attesa di prendere visione del testo definitivo, dalle slide ufficiali pubblicate dall’Esecutivo in carico, emerge che per i dipendenti della scuola si applicano le disposizioni previste dall’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, il quale dispone che “per il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione dal servizio ha effetto dalla data d’ inizio dell’anno scolastico accademico, con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell’anno”.

Per cui “il pensionamento al 1° settembre 2019 è possibile: per il computo dei mesi necessari ai fini dell’accesso si tiene conto di settembre, ottobre, novembre dicembre, anche se non effettivamente prestati, qualora  in tal modo il pensionando  maturi i requisiti per  il pensionamento al 31 dicembre; la domanda di cessazione andrà presentata entro il 28 febbraio. Il Miur dovrebbe, comunque, fornire apposite indicazioni in merito”.

Scarso interesse per Quota 100 da parte degli operatori della scuola

“Rispetto all’adesione prevista di 70.000, più altre migliaia di Ata e dirigenti scolastici, quelli che effettivamente aderiranno a quota 100, per lasciare il servizio il 1° settembre prossimo, saranno molti di meno. Tra i lavoratori della scuola le domande attese, entro il prossimo 28 febbraio, sono circa 10.000″, ha segnalato l’Anief.

Rimane da comprendere per quale motivo l’interesse del personale scolastico per l’uscita anticipata sia così ridotto. Il motivo, secondo Anief, si riconduce senza dubbio al taglio dell’assegno di quiescenza, che porterebbe ad una pensione light. Facendo valere meno anni di contributi e con il coefficiente di calcolo applicato più basso, dovuto ai ridotti anni di contribuzione, nei giorni scorsi l’Ufficio parlamentare di Bilancio ha calcolato la riduzione dell’importo mensile del pensionando «da circa il 5% in caso di anticipo solo di un anno, a valori oltre il 30% se l’anticipo è di oltre 4 anni».

Assegni troppo ridotti

“Comprendiamo le perplessità del personale”, ha affermato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “perché ammesso anche che la penalizzazione non superi il 16%, si tratta comunque di tagli considerevoli: su un assegno mensile di 1.600 euro, si scenderebbe a meno di 1.350 euro. Significa che in un anno si perdono oltre 3 mila euro netti. La verità è che stiamo parlando di una professione fortemente usurante, per via dello stress psico-fisico derivante dal diretto contatto con gli alunni: questo lavoro va collocato tra quelli usuranti, a tutti i livelli, non solo per chi opera nei nidi e nella scuola dell’infanzia. Se in Europa si lascia la professione a 63 anni un motivo ci sarà, oppure gli altri Paesi fanno un regalo alla categoria?”.

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