Pensioni quota 100, spunta l’ipotesi light per il 2019

Pensioni, i paradossi di Quota 100, si scatena l'indignazione dei precoci

Pensioni a quota 100 è l’argomento fra i più caldi con la manovra finanziaria in fase di evoluzione e con la scadenza sempre più imminente della presentazione del Documento di Economia e Finanza revisionato. Nonostante le varie versioni della riforma, resta il punto di fondo: si fa fatica a trovare i soldi e a capire quanti ne servirebbero davvero (per l’Inps sono il doppio di quelli stimati dai tecnici del Governo giallo-verde), ma le promesse vanno mantenute, soprattutto dopo le nuove indicazioni di Matteo Salvini che vuole l’attuazione del meccanismo quota 100 senza se e senza ma, con precedenza su altri punti della manovra.

La nuova idea e i rischi che comporta.

La soluzione, allora, potrebbe arrivare da una sorta di spalmatura della riforma nel corso degli anni, a partire dal 2019. Si tratta di ipotesi e indiscrezioni, ma a svelarle sono testate affidabili, come il Sussidiario e il Sole 24 Ore.

E’ proprio il quotidiano finanziario a far sapere che potrebbe spuntare una versione “light”, cioè leggera, della riforma. Consiste nell’introdurre per il 2019 un sistema basato sul solo calcolo contributivo e conteggio dei versamenti figurativi per un massimo di due annualità per tutti coloro che hanno 64 anni di età.

Tale versione prescinderebbe dal raggiungimento dei 41 anni di contribuzione (e dall’età come da pensione di anzianità) e consentirebbe di stare su un costo da 4 miliardi di euro.

La formula che consentirebbe di mantenere sotto controllo la spesa per le pensioni potrebbe avere altri punti deboli: il primo è quello di pensare una riforma per il 2019 con l’incognita di quel che accadrà per chi andrà in pensione negli anni successivi, con una potenziale disomogeneità di condizioni tutta da verificare.

Non è detto, infatti, che le indiscrezioni siano la strada che sarà perseguita per riuscire a mandare in quiescenza i lavoratori. Per avere una indicazione chiara e ufficiale non c’è che un metodo: attendere la versione aggiornata del Def che metterà nero su bianco le direzioni verso le quali si orienterà l’esecutivo.

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