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Pensioni, per Mantovani della Cida si possono coniugare flessibilità e sostenibilità

Per Mantovani bisogna prevedere forme sostenibili di flessibilità in uscita, introdurre meccanismi di integrazione contributiva per carriere discontinue anche incentivando la previdenza complementare, separare previdenza e assistenza.

Autore: Antonio Graziano Grimaldi
17 Novembre 2021
- Categoria: News, Previdenza

La Cida, confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, mette dei punti fermi al centro del dibattito politico in occasione dell’incontro Governo – Sindacati a Palazzo Chigi: prevedere forme sostenibili di flessibilità in uscita, introdurre meccanismi di integrazione contributiva per carriere discontinue anche incentivando la previdenza complementare, separare previdenza e assistenza.

“Abbiamo consegnato al Parlamento e al ministro del Lavoro le proposte per tutelare i nostri pensionati, per salvaguardare le pensioni future dei giovani manager e per mantenere in equilibrio il sistema previdenziale”, ha dichiarato, come riporta il sito di Liberoquotidiano, il presidente di Cida, Mario Mantovani. E ancora: “Il tema di fondo cui richiamiamo l’attenzione di tutti, è che i giovani non hanno la certezza di retribuzioni continuative e dinamiche come le generazioni precedenti”.

Sostenibilità del sistema!

E quindi, “per rendere il sistema pensionistico pubblico sostenibile nel tempo, occorre in prospettiva renderlo più leggero rivedendo in riduzione progressiva anche le aliquote contributive, lasciando maggiore spazio alla previdenza complementare basata sul sistema a capitalizzazione. Ecco perché sarebbe utile alzare il limite della deducibilità fiscale degli investimenti in previdenza complementare, da anni fermo ad un ‘tetto’ di poco superiore ai 5.000 euro.

Separare assistenza e previdenza!

“Inoltre, vorremmo che si affrontasse l’annosa questione della separazione fra assistenza e previdenza. Abbiamo più volte sostenuto, con l’avallo di studi economici terzi, la sostenibilità della spesa pensionistica una volta depurata della componente assistenziale, che non può non ricadere nella fiscalità generale. Ci auguriamo che l’apposita commissione istituita dal precedente Governo possa lavorare speditamente, anche con la creazione di una ‘anagrafe delle prestazioni assistenziali‘, essenziale per garantire un monitoraggio efficace tra i diversi enti erogatori con un adeguato sistema di controlli. Nessuno vuole ridurre la spesa per il welfare, ma occorre una gestione più trasparente dei flussi di spesa, con meccanismi di controllo e una più efficiente allocazione delle risorse”.

“Per quanto riguarda la flessibilità in uscita – continua il presidente di Cida – leggiamo dai giornali che il Governo sarebbe orientato ad accelerare la formula del ‘contributivo per tutti’ in cambio di una riduzione dell’età pensionabile. In attesa di conoscere i particolari di questa proposta, osserviamo che il nuovo meccanismo di flessibilità pensionistica, per essere equo, dovrebbe riguardare tutti i lavoratori, dipendenti ed autonomi, senza alcuna distinzione, contribuendo così ad una maggiore trasparenza dell’intero sistema previdenziale e facendolo diventare più rispondente ad una evoluzione del “lavoro organizzato” sempre con meno distinzioni tra lavoratori subordinati e autonomi”.

“Un tale passaggio comporterebbe necessariamente la possibilità di cumulare redditi da lavoro e da pensione, superando una penalizzazione ingiusta e incomprensibile per chi – dirigenti, manager, alte professionalità – svolge mansioni di natura intellettuale con livelli di competenza e capacità che potrebbero essere utili ed arricchire il mondo del lavoro. Infine, occorre fare attenzione a non tenere nella giusta considerazione strumenti di flessibilità in uscita che hanno ottenuto un qualche successo fra le categorie di lavoratori: l’Ape sociale, l’Ape aziendale e volontaria, la Rita“, spiega Mantovani.

“Più in generale, se si vuole nuovamente riformare il sistema pensionistico e renderlo più flessibile, occorre partire dal lavoro, in particolare per i giovani e le donne, poi migliorare e implementare tutti gli strumenti già in essere a sostegno della vita contributiva del lavoratore e, infine, evitare formule punitive per chi decide di anticipare il pensionamento, in presenza di sostanziosi versamenti contributivi”, conclude Mantovani.

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Antonio Graziano Grimaldi

Antonio Graziano Grimaldi

Consulente editoriale. Esperto in lingue e modelli culturali dell'occidente, si occupa di lingua, letteratura e cultura inglese e americana, linguistica generale e traduzione. Interessi: scrittura, giornalismo, blog, antropologia culturale e religiosa, soap, telenovelas e gossip, musica blues, rock e pop, scacchi (sia a tavolino che online), yoga e arti marziali.
Mail: a.grimaldi@diritto.news

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