Pensioni: nuovo rinvio su Opzione Donna

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L’incontro al ministero del Lavoro sul tema delle pensioni termina con un giudizio negativo per due Sindacati su tre, riproducendo lo schema che ha già portato la divisione nel giudizio sulla manovra. “Interlocutorio” a “voler esser diplomatici”, per la Cgil. “Verifiche ancora in corso”, per il resoconto della Uil. “L’inizio di un percorso con una valutazione positiva”, per la Cisl. Tuttavia, come riporta il sito de La Repubblica, si profila una ipotesi di rendere in qualche modo ampio e strutturale l’anticipo della quiescenza per le donne con figli, nella misura di quattro mesi ciascuno.

Quattro mesi di anticipo!

A prescindere da Opzione Donna, infatti, per la riforma generale delle pensioni il governo considera l’ipotesi di estendere i quattro mesi di anticipo per ogni figlio (già previsti dalla riforma Dini solo per chi è nel contributivo pieno) a tutte le forme pensionistiche per le donne. Questo è quanto riportano i Sindacati. Quattro mesi di anticipo equivarrebbero a 700 milioni di spesa in più, aggiungono spiegando che sono in corso valutazioni tra tecnici del Lavoro e Mef.

Le valutazioni della Cgil.

Per il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, l’appuntamento con il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, “è stato a voler essere diplomatici interlocutorio”. Il Sindacato di Corso d’Italia rimarca in particolare la mancanza di risposte su Opzione Donna. “Abbiamo chiesto conto dell’impegno con cui si era concluso il tavolo precedente di ripristinare i requisiti di Opzione Donna e non c’è stata risposta. Questo significa non solo che non diamo risposta alle 20-25 mila donne che utilizzano lo strumento, che peraltro è una platea limitata per una misura comunque penalizzante, ma che c’è un punto politico: se apriamo un tavolo e non riusciamo nemmeno a prendere un impegno su un intervento correttivo e limitato, ci chiediamo come si può affrontare una riforma più ampia a ambiziosa”

Le recenti modifiche della legge di Bilancio su Opzione Donna hanno introdotto, ricordiamolo, certi paletti. Non solo avere uno o due figli per uscire con uno sconto rispettivamente a 59 o 58 anni, anziché a 60 anni d’età (con 35 anni di contributi entro la fine del 2022). Ma contemporaneamente essere disabile al 74% oppure caregiver, con un famigliare da accudire in casa da almeno sei mesi. Oppure ancora licenziata o dipendente di un’azienda in crisi con tavolo aperto al ministero delle Imprese (solo in quest’ultimo caso si può uscire a 58 anni senza vincolo di figli). Vincoli che hanno portato il governo a stimare 2.900 uscite, che per la stessa Cgil saranno meno di mille.

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