Pensioni minime: dal 2023 in programma un aumento? Le possibili novità

Pensioni, le novità su alcune ipotesi di riforma

Come è sotto gli occhi di tutti, il carovita sta divorando il potere di acquisto dei pensionati che percepiscono assegni molto bassi. La maggior parte di essi sono ex agricoltori. In effetti più del 44% versa in stato di semi povertà, con assegni inferiori a 500 euro al mese. Come spiega il sito Investireoggi.it, la richiesta di pensioni minime a 650 euro parte dall’Anp-Cia pugliese che per bocca del suo presidente Franco Tinelli auspica una riforma che non lasci scivolare in povertà milioni di pensionati.

Equiparare i minimi al 40% del reddito medio!

l’Anp-Cia – si legge in un comunicato – si batte da tempo per garantire rendite dignitose, guardando anche al futuro, a cominciare dall’equiparare progressivamente i minimi pensionistici al 40% del reddito medio nazionale (650 euro), come previsto dalla Carta Sociale Europea. L’inflazione 2022 è prevista in forte rialzo e ciò comporterà per forza di cose un aumento dell’assegno a partire dal prossimo anno. Questo sarà poco apprezzabile nella parte bassa delle pensioni, mentre lo sarà di più nella parte alta.

Integrare l’assegno!

Oggi l’integrazione al trattamento minimo di pensione vale 524,35 euro al mese il che significa che, a particolari condizioni di reddito, l’Inps integra l’assegno fino a tale cifra. Da lì ad arrivare a 650 euro il passo è breve: 650 euro al mese sono il minimo che uno Stato come l’Italia dovrebbe assicurare ai propri lavoratori che magari, sia per un motivo che per un altro, non hanno potuto completare un percorso lavorativo continuo e pieno.

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