Pensioni, l’ipotesi di doppia flessibilità in uscita!

Pensioni, le date dei pagamenti di settembre 2021

Il Governo e i Sindacati si incontreranno venerdì 25 settembre per continuare a discutere sulle basi del nuovo assetto previdenziale, che dovrà entrare in vigore il 1° gennaio 2022 una volta terminata la sperimentazione triennale di Quota 100. Il percorso è ancora lungo, anche perché l’attenzione dell’esecutivo è focalizzata su altri due appuntamenti: l’imminente legge di bilancio, che conterrà un mini-pacchetto pensioni ma senza grandi novità, e la definizione del Recovery plan italiano per dare una destinazione certa ai 209 miliardi di aiuti europei destinati all’Italia.

La doppia flessibilità in uscita

Già da qualche settimana si vanno considerando certe ipotesi per rendere meno rigido, e in ogni caso sostenibile, il sistema pensionistico. Fra le opzioni già sul tavolo c’è quella della “doppia flessibilità in uscita”: la possibilità di consentire ad una prima parte di categorie di lavoratori, a cominciare da quelli che svolgono attività gravose o usuranti, di andare in pensione già a 62 o 63 anni con un’anzianità contributiva di 36 o 37 anni senza eccessive penalizzazioni e con la possibilità di utilizzare il canale alternativo dell’Ape sociale in versione potenziata e strutturale.

Come spiega il Sole 24 Ore, “per tutti gli altri lavoratori la soglia minima di uscita, sempre in chiave flessibile, salirebbe a 64 anni d’età (e comunque a non meno di 63 anni) e almeno 37 (o 38) anni di contribuzione e con penalità legate al metodo di calcolo contributivo di una certa consistenza per ogni anno d’anticipo rispetto al limite di vecchiaia dei 67 anni”.

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