Pensioni, le proposte dei Sindacati dopo la fine di Quota 100

Pensioni, parte il tavolo Governo Sindacati. Le ultime novità

Da Cgil, Cisl e Uil è arrivato uno stop alla proposta del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, di ipotizzare, all’interno di un percorso flessibile, una pensione in due tranche per chi è in possesso di almeno venti anni di versamenti: la prima meramente “contributiva” al compimento del sessantaduesimo anno d’età, seguita dalla parte retributiva al raggiungimento della soglia dei sessantasette anni d’età.

Come spiega il sito de Il Sole 24 Ore, tale proposta è stata definita dai Sindacati «estemporanea e fuori da ogni realtà» perché troppo penalizzante per i lavoratori visto che rimane ancorata al calcolo con il metodo contributivo dell’assegno. In effetti anche per Cgil, Cisl e Uil dal prossimo anno la soglia minima di uscita deve restare a sessantadue anni, ma senza troppi vincoli e penalizzazioni, comprese quelle collegate all’adozione in versione integrale del “contributivo”.

Più favorevole di Quota 100!

Stando al leader della Cgil, Maurizio Landini, al raggiungimento di questa età anagrafica un lavoratore dovrebbe avere la possibilità di andare in pensione a prescindere dai contributi. E dunque il meccanismo diventerebbe ancora più favorevole di quello su cui è stata costruita Quota 100, che consente uscite anticipate con almeno sessantadue anni d’età e trentotto di contribuzione.

Un meccanismo flessibile!

I Sindacati, in ogni caso, sottolineano che il requisito minimo per la pensione dovrebbe essere inserito in un meccanismo flessibile di uscite. E al ricorso alla flessibilità, accompagnato da un rafforzamento degli strumenti esistenti per agevolare alcune categorie di lavoratori, come ad esempio l’Ape sociale o Opzione donna, guarda anche il Pd.

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