Pensioni: la riforma rischia di nascere con paletti e vincoli stringenti

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Sarà il mese di settembre quello in cui le ipotesi e le indiscrezioni circa la riforma previdenziale inizieranno a diventare fatti concreti. Infatti, tutto il Lavoro dell’Esecutivo in materia previdenziale è stato posticipato a dopo la pausa estiva, quando inizieranno i lavori sulla Legge di Bilancio che sarà il contenitore dove inserire il pacchetto di provvedimenti sulle Pensioni.

Per i precoci si arriva a 42 anni di contributi versati.

Quota 100 e quota 41, che sono le misure promesse fin dalla campagna elettorale dai due Vice Premier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, rischiano di nascere vincolate a determinati e stringenti requisiti.

Il primo atto a cui dovrebbe essere chiamato il Governo Conte, potrebbe essere quota 100 per poi passare, probabilmente all’anno venturo, alla risoluzione delle istanze dei precoci con quota 41 o quota 42. Resta il fatto che entrambe le misure, se mai dovessero davvero partire, lo faranno in maniera diversa da come prospettato inizialmente, tra campagna elettorale e contratto di Governo.

Prima era quota 41 per tutti la soluzione dell’Esecutivo alle pensioni anticipate della Fornero che nel 2019 arriveranno alla soglia dei 43 anni e 3 mesi di contributi per i lavoratori maschi ed a 42 anni e 3 mesi per le colleghe femmine. Quota 41, però, per evidenti problemi di coperture finanziarie e per le precarie casse dello Stato, che deve fare i conti anche con l’aumento dell’Iva e del pareggio di bilancio, non dovrebbe mai venire emanata.

Infatti nelle ultime settimane è quota 42 la nuova pensione di anzianità che avrebbe in mente l’Esecutivo. Come funziona la quota 42? La pensione con questa misura si dovrebbe centrare senza limiti di età non appena si raggiungeranno 42 anni di contributi versati, ma con soli due anni di contributi figurativi utilizzabili tra quelli di disoccupazione, malattia e cassa integrazione.

Da quota 41 legata all’aspettativa di vita cioè con la pensione garantita a tutti quelli che avevano 41 anni e 5 mesi di lavoro, si passa a quota 42, con una notevole riduzione di possibili aventi diritto alla quiescenza.

A questo si deve aggiungere anche il meccanismo di calcolo della pensione che per molti potrebbe risultare altamente penalizzante. Infatti per i contribuiti versati dal 1996, si applicherebbe il ricalcolo della pensione con il metodo contributivo, nonostante persino la Legge Fornero aveva previsto questo penalizzante modo di calcolare gli assegni pensionistici, solo per i periodi di lavoro successivi alla sua riforma.

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