Pensioni: il piano del governo, 270 euro in più sugli assegni sociali e sulle minime!

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Le pensioni di cittadinanza sono al centro del programma del nuovo Ministero del Lavoro capitanato dal ministro Luigi Di Maio. Mentre il reddito di cittadinanza può aspettare, il primo semaforo verde sarà per la pensione di cittadinanza, uno dei tanti cavalli di battaglia con cui il Movimento 5 Stelle si è presentato alle elezioni del 4 marzo scorso.

La nuova squadra del Ministero del Lavoro, con a capo Luigi Di Maio, sarebbe al lavoro sull’aumento di pensioni minime e assegni sociali, entrambe da portare a 780 euro secondo l’ordine delle idee dei 5 Stelle. Un importo inferiore rispetto a quello promesso da Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, in campagna elettorale (il Cavaliere parlava di un aumento di 1.000 euro).

L’aumento su pensioni minime e assegni sociali sarà nell’ordine dei 270 euro.

Mentre Salvini è impegnato sul fronte immigrazione, il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, sta preparando un piano per ritoccare gli assegni pensionistici.

La prima mossa prevede un aumento sul livello minimo, con un incremento fino a 780 euro. Il tutto, come ricorda ilMessaggero nell’attesa che prenda il via la riforma per i nuovi centri per l’impiego.

Questo primo step allo studio del Ministero del Lavoro riguarderebbe almeno 4 milioni e mezzo di pensionati con un esborso non indifferente. Gli assegni su cui scatterebbe l’intervento sono di due tipologie: la prima è quella delle pensioni minime, la seconda è quella delle pensioni sociali. La pensione minima per il momento è fissata a quota 507 euro, quella sociale a 453 euro. Portare i due assegni a 780 euro di certo richiede un sforzo abbastanza forte di cassa.

Da qui l’idea di assorbire nell’aumento la quattordicesima che viene erogata nel mese di luglio. Un assegno a quasi 800 euro mensili però potrebbe innescare un altro fenomeno. Infatti alcuni lavoratori potrebbero decidere di non versare i contributi e lavorare in nero facendo affidamento sulla pensione minima che arriverebbe a 780 euro. E questo meccanismo potrebbe portare ad un calo delle entrate contributive nelle casse dello Stato.

Infine anche sul fronte della revisione della Fornero diventa sempre più probabile l’introduzione di quota 100 ma con una barriera chiara per l’uscita dal lavoro: 36 anni di contributi e 64 anni di età anagrafica.

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