Pensioni e lavoro, le novità sul confronto Governo Sindacati

Pensioni, le novità su alcune ipotesi di riforma

È partito un nuovo confronto fra Governo e Sindacati presso il ministero del Lavoro. Fra i tanti temi, garantire ai giovani di oggi una pensione dignitosa domani, incentivare le adesioni alla previdenza complementare e dare più flessibilità al pensionamento. C’è poi la questione occupazione per sostenere il lavoro stabile, sfoltire i contratti più precari e malpagati, regolamentare ancora i contratti a termine.

Giovani, lavoratori precari, donne!

Sul tavolo tecnico dedicato alla previdenza si pensa c’è il problema dei giovani, che rischiano di andare in pensione dopo i settant’anni e con assegni bassi, ma anche in generale ai lavoratori e alle lavoratrici con carriere discontinue e retribuzioni basse che sono interamente nel sistema contributivo: l’ipotesi è la possibilità di riconoscere un “bonus” che copra i periodi di formazione, di disoccupazione e di cura della famiglia. Per le donne, c’è anche l’ipotesi di valorizzare i periodi di maternità ai fini pensionistici. Tra le soluzioni, quella che prevede per l’uscita anticipata delle madri lavoratrici uno sconto contributivo di alcuni mesi per ogni figlio.

Previdenza complementare!

Per Cgil, Cisl e Uil la misura di sostegno da mettere in campo deve essere la pensione contributiva di garanzia. Sulla previdenza complementare, poi, l’attenzione è sulla riapertura di un semestre di silenzio assenso e di una campagna di informazione per incentivare le adesioni Il nuovo tavolo tecnico sulle pensioni è fissato per giovedì 3 febbraio. Per il 7 febbraio, inoltre, è in programma la verifica politica per fare il punto sul percorso avviato e per indicare come andare avanti per riformare la legge Fornero.

La questione più spinosa è quella della flessibilità in uscita: resta tutta da affrontare, con la richiesta unitaria delle Confederazioni di poter andare in pensione a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi senza vincoli di età. Avere, cioè, più libertà di uscire prima dal mercato del lavoro rispetto al pensionamento di vecchiaia a 67 anni attualmente previsto. Quest’anno, per l’uscita anticipata. c’è Quota 102: la possibilità di andare in pensione con almeno 64 anni di età e 38 di contributi.

Povertà dei lavoratori e salario minimo!

Dal momento che le fragilità del mercato del lavoro si riflettono sull’assegno pensionistico, è stato aperto dal ministro del Lavoro Andrea Orlando anche il confronto sulle politiche a sostegno dell’occupazione: tanti i temi da affrontare, dalla precarietà al lavoro povero fino alle piattaforme e alla costruzione di “regole nuove”. Già prima della pandemia, in Italia l’11,8% dei lavoratori si trovava in una situazione di povertà, e tutto lascia pensare che ci sarà un’accentuazione del fenomeno. Si apre, così, un altro capitolo: quello del salario minimo. Una sperimentazione in alcuni settori potrebbe essere un’opzione per dare una prima risposta lì dove la situazione è più urgente.

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