Pensioni, Corte di Straburgo: nessuna restituzione parziale delle pensioni

Pensioni, Corte di Straburgo: nessuna restituzione parziale delle pensioni

Corte di Straburgo: nessuna restituzione parziale delle pensioni. Il ricorso presentato dalla Fnp-Cisl per la restituzione parziale degli arretrati delle pensioni, le cui indicizzazioni erano state bloccate nel periodo 2012-2015, è stato bocciato dalla Corte Europea per i Diritti Umani.

Un epilogo negativo purtroppo, hanno affermato i responsabili della segreteria Fnp-Cisl di Ferrara, un’aspettativa nella quale avevano creduto ma, nel contempo, ribadiscono i loro sforzi a tutela degli assegni pensionistici.

Corte di Straburgo: nessuna restituzione parziale delle pensioni.

I pensionati italiani avevano presentato un ricorso contro il decreto Poletti del 2015, in merito alle perequazione delle pensioni per il 2012 e 2013 che è stato bocciato dai giudici della Corte di Straburgo. Secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo il decreto non ha violato i diritti dei pensionati.

Coloro che avevano presentato il ricorso sostenevano che il provvedimento, introdotto dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale del ‘Salva-Italia’ del 2011 avesse prodotto un’ingerenza immediata sulle pensioni per il 2012 e 2013 e permanente per effetto del blocco sulle rivalutazioni successive.

E la misura del decreto Poletti non avrebbe perseguito l’interesse generale, in quanto sproporzionata e avrebbe violato il diritto alla proprietà. Invece, secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, la riforma del meccanismo di perequazione delle pensioni è stata introdotta per tutelare l’interesse collettivo, e in particolar modo, per proteggere il livello minimo di prestazioni sociali e garantire allo stesso tempo la tenuta del sistema sociale per le generazioni future, in un particolare momento in cui la situazione economica italiana era particolarmente difficile.

I giudici della Corte di Straburgo hanno inoltre sottolineato che ridurre o modificare l’importo delle prestazioni fornite nell’ambito di un regime di sicurezza sociale rientra nel potere legislativo degli Stati, e poi gli effetti del decreto Poletti non espongono i pensionati a delle difficoltà di sussistenza incompatibili con quanto prescritto dalla convenzione europea dei diritti umani.

Come pensionati, hanno affermato i rappresentanti sindacali, sperano che la rivalutazione di tutti i trattamenti pensionistici in essere possa avvenire, attraverso una nuova modalità di calcolo delle perequazioni delle pensioni, tramite un confronto tra Governo e Parti Sociali, in applicazione dell’accordo, siglato il 28 settembre 2016.

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