Pensioni anticipate: perché per le donne Opzione donna è preferibile a Quota 100

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Nonostante il Ddl Bilancio si trovi ormai al Senato, non sono stati forniti ulteriori dettagli su Quota 100, misura per le pensioni anticipate che il Governo è intenzionato a far partire dal prossimo anno. Nessun chiarimento ufficiale neanche sulla modalità con la quale avverrà l’introduzione del dispositivo: attraverso un emendamento alla Manovra o un decreto legge collegato?

Secondo quanto affermato nel corso del suo intervento in Aula per l’approvazione della Legge di Bilancio 2019 da Marialuisa Faro, deputato nel Movimento Cinque Stelle, gli interventi sulla previdenza “saranno contenuti in decreti collegati”. Non è seguita, però, nessuna conferma o smentita da parte dei rappresentanti di Governo. Tra gli interventi sulle pensioni confermati dall’Esecutivo vi è la proroga di Opzione donna. 

il punto di Orietta Armiliato del CODS

La pubblicazione del Resoconto Inps 2017 ha fornito i dati relativi all’utilizzo di varie misure disponibili per l’accesso anticipato alla pensione. Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social ha osservato che i dati “circa l’affluenza e l’adesione a quella o a quell’altra misura di pensionamento (vedi i vari resoconti che girano in rete specie con l’evidenza dei numeri relativi ad Opzione donna), durante l’ultimo trimestre dell’anno rilevano storicamente un arretramento di quello che è il flusso medio dell’esercizio poiché i soggetti interessati, ovvero coloro che hanno la possibilità di accedere ad uno degli istituti vigenti, normalmente e logicamente e salvo particolari situazioni, attendono che le nuove norme pensionistiche promesse e sottoscritte dalle varie forze politiche, essendo spesso per molti più convenienti, possano diventare legge nella manovra di fine anno”.

Secondo Armiliato: “In ogni caso, non è corretto portare come argomento di negoziazione i numeri delle adesioni pregresse poiché il diritto dell’esercizio a pensione, nel momento in cui si legifera, deve obbligatoriamente riferire al numero complessivo della platea potenziale in modo da garantire sia l’accesso a tutti gli aventi diritto sia la copertura economica relativa. Queste sono le regole che vigono e che vengono applicate dalla Ragioneria Generale Dello Stato, in ottemperanza ai principi contabili nazionali e non”.

Opzione donna o Quota 100?

L’istituto dell’Opzione Donna siccome è l’unica misura esistente nella previdenza del nostro Paese, pensata esclusivamente per le donne“, ha sottolineato l’amministratrice del Comitato Opzione Donna Social. Secondo Armiliato:”Quota 100, così come al momento è stata illustrata, non è una misura che ricalca le esigenze delle lavoratrici e non specificatamente in riferimento al requisito anagrafico, bensì a quello contributivo”.

La difficoltà nel raggiungimento del requisito contributivo minimo richiesto, ossia 38 anni, impedirà, di fatto, a molte lavoratrici l’accesso alla misura. “E dunque, non possiamo esimerci dal certificare che, se la possibilità di riconoscimento e valorizzazione del lavoro di cura che, naturalmente, non abbandoniamo fosse andata a buon fine, ragionevolmente molte donne avrebbero invece avuto la possibilità di accedere a questa nuova misura, tanto più per il fatto che pare essere, quanto meno nelle premesse, costruita non utilizzando il metodo ‘contributivo puro’ come già OD e, quindi, senza ombra di dubbio alcuno, economicamente più vantaggiosa”, ha precisato Armiliato.

Il nodo resta, dunque, la mancata valorizzazione ai fini pensionistici dei lavori di cura. “L’accredito di almeno un paio d’anni di contributi da aggiungere ai propri, sarebbero stati “una manna” (naturalmente conquistata sul campo e non caduta dal cielo) per una buona parte della popolazione femminile: confidiamo nel futuro e nell’aiuto di chi come noi ne comprende e/o ne comprenderà la portata”, ha concluso amministratrice del Comitato Opzione Donna Social.

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