Le ultime novità su Opzione donna, dispositivo che consente alle lavoratrici l’acceso alle pensioni anticipate, sono state illustrate dal funzionario dello Spi-Cgil, Anna Giacobbe sulla rivista LavoroWelfare. Il decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4 ha riaperto i termini del regime sperimentale Opzione donna consentendo l’accesso alle pensioni anticipate alle lavoratrici con 58 anni di età se dipendenti, 59 se autonome, in possesso di almeno 35 anni di anzianità contributiva. La riapertura di termini è riservata alle lavoratrici che abbiano maturato tali requisiti entro il 31 dicembre 2018 e la decorrenza della pensione è successiva al 1°gennaio 2019, trascorsi 12 mesi (18 se autonome) dalla maturazione del diritto.
“Rispetto alla norma introdotta dalla riforma Fornero, la proroga di cui all’art. 16 del decreto sembra rinviare, semplicemente, i termini di validità al 31 dicembre 2018, con una lieve modifica del requisito dell’età. Ma non è così. Infatti l’anticipo pensionistico, introdotto dalla Legge 243/2004 e rinnovato nel 2011 dalla Legge 214/2011, consentiva alle lavoratrici dipendenti di optare per la liquidazione della pensione calcolata interamente con il sistema contributivo con i seguenti requisiti: almeno 57 anni e tre mesi (58 anni e 3 mesi per le autonome); almeno 35 anni di anzianità contributiva”, ha precisato l’ex deputato del Pd.
Sei anni di anticipo rispetto alla pensione anticipata
“Nella fattispecie, le valutazioni dell’anticipo, sia a livello individuale che a livello di spesa pensionistica, erano rapportate agli stringenti requisiti di pensionamento previsti per la pensione di vecchiaia: 66 anni e 7 mesi per le donne del pubblico impiego; 65 anni e 7 mesi le donne dipendenti del settore privato; 66 anni e 1 mese le autonome, con almeno 20 anni di contributi, e per la pensione anticipata 41 anni e 10 mesi di contributi, indipendentemente dall’età”, ha sottolineato Giacobbe.
“Con questi requisiti, peraltro soggetti agli incrementi della speranza di vita, e tenuto conto del meccanismo delle decorrenze, era possibile anticipare l’uscita per pensionamento fino a quasi sei anni rispetto al primo requisito altrimenti raggiungibile, ossia la pensione anticipata“, ha puntualizzato.
La nuova Opzione donna
Con la nuova versione di Opzione donna l’anticipo pensionistico risulta essere, “pressoché invariato rispetto alla pensione anticipata (a meno che si attui il blocco degli incrementi della speranza di vita); si riduce, invece, fino ad un massimo di 3 anni (compresi i 12 mesi utili per la decorrenza) rispetto alla Quota 100″.
“Rispetto alla precedente impostazione, questo meccanismo abbatte il maggior onere per le casse dello Stato per quasi il 50%, in quanto parte delle lavoratrici aventi diritto possono usufruire del canale “quota 100” con conseguente trasferimento del relativo onere”, ha chiarito l’esponente sindacale.